«La Dc, da oltre venti anni, soffre di grandi scissioni interne che non fanno altro che penalizzare il definitivo rilancio del partito. Purtroppo, alcune correnti si rivelano più polemiche che produttive». A dichiararlo è Serena Ranieri che, nei giorni scorsi, è stata nominata segretario regionale per lo sviluppo e l’organizzazione della Dc in Campania dal responsabile nazionale Angelo Sandri.
Una nomina che ha scatenato la reazione di quell’area che si definisce la Democrazia Cristiana storica, attraverso una nota inviata dal commissario regionale Felice Spera, per il quale «le sentenze confermano che siamo noi gli unici legittimati all’utilizzo dello scudocrociato».
«Negli anni – dichiara, invece, Serena Ranieri – coloro che oggi continuano ad accusarci non hanno lavorato sui territori, mentre adesso mostrano un’attenzione incontenibile verso tutto ciò che accade soprattutto sui social intervenendo esclusivamente per attaccare e senza argomentazioni politiche. Sembra emergere solo una strumentalizzazione che non fa bene al nostro progetto e, forse, è utile solo ad alimentare il piacere che la Dc resti disgregata».
«Da segretario regionale per lo sviluppo e l’organizzazione del partito – conclude l’esponente politico – li invito a lavorare da buoni democristiani e lasciar perdere le polemiche finalizzate soltanto a screditare l’importante ruolo che mi è stato assegnato e, ancor di più, la mia persona. Auspico che, finalmente, si mettano da parte le provocazioni e si prenda atto di tutta la documentazione giudiziaria e non solo di alcune sentenze che non riguardano il fine ultimo a cui tutti dovremmo puntare: l’unità dello scudocrociato. E’ la strada unitaria che il segretario nazionale Sandri sta perseguendo da sempre, nel pieno rispetto di quanto fissato dallo statuto Dc e, soprattutto, delle regole di un buon democristiano».
E all’unità si appella lo stesso segretario nazionale Dc Angelo Sandri. «La segreteria politica nazionale e gli organismi direttivi del partito – si legge in un comunicato – si sono sempre espressi favorevolmente a qualsivoglia ipotesi di riunificazione purché il nome del partito sia inequivocabilmente Democrazia Cristiana, il simbolo del partito sia inequivocabilmente lo scudocrociato e ci si richiami esplicitamente allo statuto vigente della Dc. Gli altri tentativi di singoli o di sparuti gruppi di iscritti o ex iscritti alla Democrazia Cristiana possono essere considerati solo di disturbo se non si dimostra fattivamente e nella concretezza l’adesione a questo invito più che logico e naturale da parte di chiunque si professi veramente democratico cristiano».
La nota del segretario Sandri è accompagnata anche da una breve memoria storia sulla Dc. «Nei giorni 3 e 4 luglio 2002 – si legge all’interno – ha avuto luogo a Roma (Hotel Palatino) l’assemblea degli iscritti Dc 1992-1993 che hanno rivendicato tutti i loro diritti, nonché la nullità degli atti compiuti da Martinazzoli e suoi aventi causa. L’assemblea ha provveduto: alla ricostituzione degli organismi direttivi del partito; all’individuazione del simbolo del partito nello scudocrociato, che tuttora è da noi usato in ogni circostanza della vita della Democrazia Cristiana interna ed esterna; alla convocazione del XIX congresso nazionale Dc (che si è svolto a Roma nel dicembre del 2003 – congresso più volte contestato con ricorso alla Magistratura, ma senza alcun esisto favorevole per i ricorrenti); alla riorganizzazione del partito su tutto il territorio nazionale; alla citazione in giudizio da parte della Democrazia cristiana contro chi creava nocumento alla riorganizzazione della Dc. Il tutto nella stretta osservanza dello statuto vigente della Democrazia cristiana. La citazione in giudizio avvenuta nel settembre 2002 a firma onorevole Carlo Senaldi – Angelo Sandri – Giancarlo Travagin, ha originato la causa durata un decennio terminata con l’ormai famosa sentenza della Corte di Cassazione del dicembre 2010 (la numero 25.999 del 23-12-2010) con cui il ‘petitum’ dell’atto di citazione è stato accolto in maniera inappellabile ed è stata sancita la vigenza della Democrazia cristiana ed il diritto a proseguire l’attività del partito in capo agli iscritti 1992/1993. In forza di quanto sentenziato nei giorni 14 e 15 dicembre 2013 si è svolto a Perugia il XXII Congresso nazionale della Democrazia cristiana (con la convocazione di tutti gli iscritti 1992-1993 allora ancora in vita ) e con il quale è stata data attuazione a quanto sentenziato dalla Corte di Cassazione a sezioni unite nel dicembre del 2010. Gli atti del congresso di Perugia sono stati registrati presso l’Agenzia delle entrate di Roma nel gennaio del 2014. Il congresso di Perugia ha avuto un timido tentativo di contestazione che non è approdato nemmeno alla fase giudiziaria. Per cui è da considerarsi valido a tutti gli effetti. Con il congresso di Perugia – conclude Sandri – a mio avviso ed a parere dei nostri legali, si è posta la parola fine a qualsivoglia controversia giudiziaria».
Un nuovo ed importante capitolo, dunque, nel non facile processo di riunificazione e riorganizzazione della Democrazia cristiana in Italia.