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Verso le regionali, Sinistra Italiana chiede le dimissioni di Dante Santoro

di Erika Noschese

“Chiediamo le dimissioni del consigliere provinciale Dante Santoro, membro del consiglio nazionale di Dema”. A parlare così gli esponenti di Sinistra Italiana Gianpaolo Lambiase consigliere comunale, Rosita Gigantino, Franco Mari Coordinatori di Sinistra Italiana Salerno, Loredana Marino di Segreteria del partito della Rifondazione Comunista Salerno. “La nostra richiesta trae origine dalle notizie giornalistiche di una sua candidatura alle prossime regionali campane nelle fila del centro destra – hanno detto ancora da Sinistra Italiana – Dante Santoro fu eletto alle scorse elezioni provinciali in un accordo delle organizzazione della sinistra salernitana: Sinistra Italiana, Art1 , Dema e del Prc per la lista “Provincia di Tutti” col sostegno di chi si batte quotidianamente per valori e principi osteggiati dalla destra in cui oggi Santoro entra. Dante, dimettiti”.

Intanto, prova a fare chiarezza l’esponente deMa che rivendica il suo essere al servizio di tutti, ad eccezione dei “venduti di De Luca”. Di fatti, il  Consigliere Provinciale e Comunale di Salerno del gruppo Giovani Salernitani Dante Santoro, sottolinea di essere l’unico caso in Italia di candidato sindaco indipendente a 26 anni in un capoluogo di provincia e chiarisce la sua posizione in merito agli attacchi ricevuti da alcuni esponenti di sinistra dopo la sua presa di posizione a favore del centrodestra salernitano: “Al Comune sono stato eletto con la formazione di tre liste civiche  e candidando 96 cittadini che non avevano mai fatto politica prima di allora. Il mio gruppo consiliare Giovani Salernitani, con candidati dall’età media di 26 anni, è una storia unica di attivismo in Italia ed ho sempre rispedito al mittente ogni tentativo di strumentalizzazione da parte di chi voleva mettere il cappello su questa esperienza di attivismo dal basso. Così anche in Provincia sono promotore di una lista civica che ha messo insieme amministratori antideluchiani, senza distinzioni di colore politico ed uniti dall’intenzione di combattere un metodo ed un sistema tanto da chiamarci “La Provincia di Tutti”. Sono stato il più votato della lista civica la Provincia di Tutti raccogliendo un consenso trasversale di decine di uomini e donne liberi e che combattono il metodo politico vergognoso della dinastia De Luca, prima che amministratori locali. Nel rispetto di tanti amministratori indipendenti e rappresentanti di simboli civici del territorio, che non si riconoscono in sigle e siglette di partiti o pseudo tali, non posso accettare la strumentale e penosa presa di posizione di alcuni esponenti politici locali in cerca di protagonismo o insofferenti alla battaglia di libertà e contrapposizione al deluchismo che porterò avanti votando e facendo votare l’unica alternativa vera e credibile al sistema del governatore uscente – ha dichiarato ancora Santoro – Da consigliere del gruppo consiliare che ha formato la lista civica più giovane d’Italia, Giovani Salernitani presente al Comune di Salerno, preserverò sempre la battaglia di tutti i cittadini liberi.  Ribadisco di essere onorato di rappresentare “La Provincia di Tutti”, formazione che si oppone al familismo ed al sistema clientelare. Non rappresento e non rappresenterò, invece, quelli che si sono venduti a De Luca e chi mi attacca per avere scelto di combatterlo con la coalizione alternativa alla Regione perché appartenente probabilmente a questa categoria. Ricordo infine la mia attività quotidiana ed incessante a titolo totalmente gratuito da Consigliere Provinciale, con il tour di promozione fatto in più di cento comuni con la Provincia d’Amare, la creazione di ambulatori sociali nelle parrocchie della provincia con la Casa del Diritto alla Salute fatta con decine di medici, volontari ed amministratori illuminati con cui abbiamo erogato più di mille visite gratuite a chi non poteva curarsi a causa del sistema sanitario campano indecente, oltre alla denuncia dei disastri (e soluzione di alcuni tra questi)  riguardanti strade provinciali e edilizia scolastica. Questi sono i temi “di tutti” che sigle di partiti inesistenti sul territorio dovrebbero iniziare a trattare, ma forse non gli fa comodo far emergere le vergogne causate dalla politica dei De Luca e preferiscono tentare di azzoppare l’unica alternativa che combatte questa malapolitica trentennale che esiste anche grazie alle solite desistenze o finte opposizioni io non sarò tra annoverati tra le file di questi oppositori fantasmi e condurrò ancora più forte le battaglie giuste per la mia gente e la mia terra”.

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M5S, Ciarambino: “Covid center, De Luca chiarisca subito su inchiesta di Fanpage.it”

“De Luca ha il dovere di fare immediatamente chiarezza su quanto denunciato nell’ultima inchiesta di Fanpage.it. Il governatore deve dirci cosa si cela dietro i lavori per la realizzazione del Covid center di Ponticelli. Perché un’opera affidata ufficialmente il 27 marzo, con un bando pubblicato tre giorni prima, è stata avviata il 22 marzo da una ditta che ha ottenuto i lavori in subappalto dalla Siram, proprio l’impresa che si è poi aggiudicata la gara? Come faceva la Siram a sapere di quei lavori due giorni prima? Un’impresa il cui top manager, fotografato al fianco del governatore uscente durante un evento pubblico, è agli arresti nell’ambito dell’inchiesta su presunte tangenti nelle Asl in Sicilia. E poi perché la Siram riceve un affido diretto per lavori straordinari che avrebbero potuto essere affidati a una ditta che ha un contratto con la Asl Napoli 1 per opere dello stesso tipo?”. Lo dichiara la capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle e candidata alla presidenza della Regione Campania Valeria Ciarambino, che annuncia un esposto alla Procura della Repubblica e alla Procura della Corte dei Conti.

“Abbiamo sempre espresso perplessità sulla corsa contro il tempo della Regione Campania nell’attrezzare i tre ospedali Covid di Napoli, Caserta e Salerno – ricorda Ciarambino – proponendo che fosse più opportuno investire quel fiume di denaro per potenziare reparti e presidi preesistenti, a partire dai padiglioni mai inaugurati dell’Ospedale del Mare, di fronte ai quali è stato realizzato l’ospedale modulare. I fatti purtroppo ci hanno dato ragione. Il Covid center di Napoli ha ospitato meno di dieci pazienti sui 72 posti letto disponibili, mentre gli altri due sono non sono mai stati aperti. Un caso che riporta alla mente l’appalto lampo di Soresa per affidare le analisi dei tamponi, sul quale è in corso un’inchiesta della magistratura, aggiudicato allo stesso laboratorio che, senza autorizzazione, stava già lavorando da giorni per conto dell’Istituto Zooprofilattico”.

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Lega, Aurelio Tommasetti a capo del dipartimento Università

“Nella giornata di ieri, sono stato nominato da Matteo Salvini responsabile Nazionale del Dipartimento Università della Lega”. Ad annunciarlo Aurelio Tommasetti, ex rettore dell’università degli Studi di Salerno. L’ex numero uno dell’Unisa, nella giornata di ieri, è stato nominato responsabile del dipartimento nazionale Università per la Lega, il partito guidato a livello nazionale di Matteo Salvini.
“Grazie a tutti gli attestati di stima che sto ricevendo ma è ora di mettersi subito al lavoro. Siamo pronti!”, ha detto ancora Tommasetti.

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Pontecagnano Faiano, domani l’inaugurazione della sede di Campania Libera

Anche la città di Pontecagnano Faiano entra nel vivo della competizione elettorale per le prossime elezioni regionali. Domani alle 19 si terrà l’inaugurazione della nuova sede Campania Libera, in via Monsignor Grasso. La sede vuole essere punto di riferimento per tutti i cittadini che vogliono contribuire con idee e progetti.
“Dare voce alla società civile per creare un gruppo direttivo che ci vedrà impegnati a lavorare tutti insieme con i consiglieri Adolfo Citro e Rosa Lembo, l’assessore Michele Di Muro e l’onorevole regionale Nello Fiore, in vari settori particolarmente sensibili: salute, scuola, ambiente, sport, sociale, sicurezza, commercio ed a supporto di tutte le attività dell’amministrazione”, hanno dichiarato gli esponenti di Campania Libera.

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Regionali, 2020: il centro destra ha deciso: Stefano Caldoro candidato presidente

di Erika Noschese

Il centro destra ha finalmente trovato la quadra. Dopo giorni di incontri è giunta la tanto attesa fumata bianca. Candidato alla presidenza di Palazzo Santa Lucia è Stefano Caldoro, fortemente voluto da Forza Italia e dal Cav Silvio Berlusconi. «I candidati del centrodestra saranno: Francesco Acquaroli per le Marche, Stefano Caldoro per la Campania, Susanna Ceccardi per la Toscana, Raffaele Fitto per la Puglia», hanno infatti dichiarato – attraverso una nota congiunta – Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, rispettivamente leader di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. «Il centrodestra ha individuato la squadra migliore per vincere le elezioni nelle Regioni che andranno al voto a settembre e, soprattutto, portare il buongoverno in quelle che oggi sono male amministrate dalla sinistra», hanno poi aggiunto i leader della coalizione di centro destra.

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Verso le regionali, il Movimento 5 Stelle correrà da solo. Virtuoso: “Il coraggio delle scelte”

“Sono felice di poter condividere la mia soddisfazione, da attivista del Meetup Salerno e candidato, per la scelta coraggiosa del Movimento 5 Stelle di correre da solo alle prossime elezioni regionali in Campania”. A parlare così Francesco Virtuoso, Candidato alla Regione Campania del Movimento 5 Stelle. “Qualcuno aveva tentato, nelle ultime settimane, di offuscare un percorso condiviso e trasparente, seppur irto e pieno di ostacoli”, ha dichiarato ancora Virtuoso, spiegando che le “alleanze con chi ha governato finora questa Regione, garantendo un futuro sereno ai propri cortigiani e ai propri figli trascurando l’interesse pubblico, non interessano a noi cittadini liberi e indipendenti, fuori dalle logiche dei partiti”. E ancora: “Chi sceglie di concorrere per amministrare il bene di tutti deve avere caratteristiche ben definite tra cui competenza, onestà, lungimiranza, coerenza ed altruismo. Tutti valori che non abbiamo riscontrato nei governi precedenti, colpevoli della situazione in cui versa attualmente la nostra Regione – ha aggiunto ancora il candidato pentastellato – Credo che in questa crisi sia venuto fuori l’orgoglio di un popolo che ha grande voglia di riscatto e non si fa certo raggirare dalla propaganda elettorale di chi pensa di comprarsi la sua dignità con una paio di mascherine”. Per Virtuoso, in questo momento, è necessario ristrutturare interi comparti pubblici trascurati per troppi anni a causa degli sprechi di denaro pubblico; “penso alla Sanità ed alle menti eccelse campane che operano in altri luoghi, ai trasporti pubblici, urbani ed extraurbani, che oggi sono completamente inefficienti; penso all’istruzione pubblica, ancora troppo arretrata per le esigenze dei nostri giovani e penso alla richiesta di lavoro che qui in Campania è ancora un grave problema da risolvere. Questi sono solo degli esempi, potrei scrivere pagine sulle cose da fare; ora è il momento di rimboccarsi le maniche e progettare il futuro della nostra Regione. Camminiamo insieme per riscattare il nostro orgoglio di cittadini campani”, ha aggiunto. 

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Salerno, il consigliere comunale Donato Pessolano aderisce a “Italia Viva”

Il consigliere comunale di maggioranza del Comune di Salerno, Donato Pessolano, aderisce a “Italia Viva”. A comunicarlo sono i Coordinatori Provinciali Tommaso Pellegrino e Angelica Saggese. Domenica 7 giugno, alle ore 11, si terrà a Salerno, nella “Sala Varese”, lungomare Trieste 218/220, la conferenza stampa di presentazione. Interverrà il Coordinatore Nazionale di Italia Viva e Vice Presidente della Camera dei Deputati, l’onorevole Ettore Rosato.
“Ho aderito con entusiasmo, per continuare con più forza a dare voce alla mia gente e al mio Territorio”. Ha dichiarato Donato Pessolano. “Italia Viva rappresenta un importante punto di riferimento per chi come me crede in una Politica capace di rappresentare i bisogni della gente, che ha un’idea di futuro e che valorizza il merito, l’impegno e il coraggio”, ha dichiarato il consigliere Pessolano.

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Caldoro: “Fiducia nei campani. Si alla fase 2 senza ordinanze stupide”

Servivano pochi atti e più semplici ed invece assistiamo ad una carnevalata di ordinanze. Tardive e sbagliate quelle del cibo a domicilio, quelle sulle corse e sulle passeggiate. Sono i vincoli, le fasce orarie ristrette che creano confusione. E’ necessario avere più fiducia nei campani ed è per questo che, fra le altre cose, chiediamo di consentire non solo il cibo a domicilio ma anche quello da asporto, di essere più flessibili con le uscite, di avviare la fase due per altre attività. Va fatto in sicurezza e senza anatemi verso i campani, senza insulti, superando le ordinanze stupide. Senza la inutile ricerca del particolare, la pizzeria di Via Cilea o il Bar della Provincia, serve un atteggiamento diverso. Il controllo complessivo è una cosa più seria rispetto singolo caso”.

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Zaia replica a De Luca: “Non tutti i veneti che vanno in vacanza in Campania sono contenti”

“Non penso che tutti i veneti che vanno in vacanza in Campania siano contenti. Non credo che il presidente De Luca stia facendo un grande servizio alla sua Regione”. Cosi’ il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia replica alle dichiarazioni del presidente della Campania Vincenzo De Luca sulla possibilita’ di chiusura dei confini della regione nei confronti di veneti e lombardi. “Sarebbe bello vedere i tamponi fatti da ogni Regione e il rapporto con i contagiati – aggiunge rispondendo alla domanda se ritiene possibile agli inizi della fase 2 che gli spostamenti siano solo in ambito di ogni singola regione – .Senza sapere il numero di tamponi effettuati, non ci sono elementi di confronto”

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Dc, Spera contro Sandri e Ranieri: «Ora basta, ecco tutta la verità»

 

«La signora Ranieri, stando alla sua sua buona fede, purtroppo non conosce la verità di chi da vent’anni gira per l’Italia autonominandosi segretario nazionale della Dc. E’ lo stesso che si autonomina segretario nazionale sempre alla presenza di non più di una decina di persone nei vari hotel della capitale».

E’ la dura replica di Felice Spera, «commissario regionale della Democrazia cristiana storica», come tiene ancora una volta a precisare, alle dichiarazioni di Serena Ranieri, indicata, nei giorni scorsi, segretario regionale per l’organizzazione e lo sviluppo della Dc in Campania dal responsabile nazionale Angelo Sandri.

«Sandri – dice Felice Spera – da anni si autoproclama segretario nazionale e, guarda caso, nessuno mai si presenta come candidato a questa segreteria nazionale. Inoltre, in questi anni, non ha mai avuto una sede nazionale del partito, anzi si attiva solo sui social cambiando spesso indirizzi  nella capitale, ma senza una vera sede. Insomma, non solo si diverte a fare nomine farlocche nei confronti di chi non sa, ma indica anche sedi nazionali con indirizzi fantasmi. E alcune nomine sono addirittura sconosciute ai diretti interessati. E’ evidente come si preoccupi di millantare usando il simbolo Dc non per per il bene del partito, ma per altri obiettivi a lui conosciuti. La Democrazia cristiana, quella vera, non lo riconosce e non lo ha nemmeno riconosciuto la Cassazione con ultima sentenza. Il simbolo viene usato illegalmente e con incarichi abusivi».

L’esponente dello scudocrociato Felice Spera, quindi, ripercorre l’intero iter giudiziario sulla ben nota diatriba.

«Corre l’obbligo per noi di precisare – sostiene Spera – che l’associazione che rappresenta la signora Ranieri non ha alcun titolo per identificarsi con la Democrazia cristiana e, conseguentemente, per poter usare il nome ed il simbolo della stessa. Leggendo la nota del sedicente segretario politico signor Sandri è doveroso precisare che i fatti sono riportati in modo distorto ed adattati alla propria immaginifica narrazione. Andando per ordine: la prima inesattezza è che la base della assemblea per dar vita alla Democrazia cristiana possa essere quella degli iscritti 92-93. Soltanto gli iscritti dell’ultimo tesseramento valido, 1993, hanno, infatti, il titolo giuridico per riattivare il partito, giacché a norma di statuto l’iscrizione avveniva anno per anno e conseguentemente non esistono iscritti 92-93. Tale definizione 92-93, per esperienza di giudicati della magistratura, che ha ben definito i termini della questione, è usata generalmente da coloro o che non sono mai stati iscritti alla Democrazia cristiana o da chi che, dopo aver visto le sentenze della magistratura che ha statuito la legittimità unica dei soci del 1993 e, in particolare, di coloro che lo hanno dimostrato esibendo la domanda di adesione presentata e il versamento della quota 1993, nel tentativo di mestare le acque aggiungono arbitrariamente il 93 così da definirsi soci 92-93. Conseguentemente con soci che si autodefiniscono tali non poteva svolgersi da parte di Sandri alcun XIX congresso della Democrazia cristiana».

«E’ vero invece – aggiunge il rappresentante dello scudocrociato Felice Spera – che già nel 2000 e nel 2001 i soci autentici 1993 ebbero ad iniziare dei procedimenti giudiziari per vedere riconoscere la non cessazione della Democrazia cristiana. Nell’anno 2002, questo è altrettante vero, il Sandri, autoproclamatosi segretario politico della Democrazia cristiana, iniziava una azione giudiziaria nei confronti del Cdu e del Ppi. Lo stesso Sandri, però, nella sua nota, con un volo pindarico prospetta come questa azione abbia portato alla sentenza 25999/10 della Corte di Cassazione. Omettendo di dire come in effetti si sono svolti i giudizi ed i risultati delle sentenze di primo e secondo grado. Dopo aver dato inizio al giudizio, il signor Sandri, in quella compagine che si definiva Democrazia cristiana, fu destituito da segretario politico dal signor Pizza che a sua volta si definì segretario politico. Il giudizio fu continuato e vi fu anche l’intervento dei soci del 1993 a mezzo del loro rappresentante nazionale. Il Sandri, nel frattempo, fuoriuscito dal primitivo gruppo, dava vita ad un’altra sedicente Democrazia cristiana ed interveniva sempre nel giudizio contestando la legittimità del Pizza. Il giudizio si concludeva con il riconoscimento, da parte del giudice, di Pizza come segretario dell’originario raggruppamento, escludeva Sandri come avente titolo e statuiva che la Dc non era stata legittimamente sciolta e quindi il Cdu non era la prosecuzione della Dc. Tutte le parti proponevano appello, compreso il Sandri che continuava a contestare la legittimazione del Pizza ad essere segretario politico. La Corte di Appello, anche a seguito di copiosa documentazione depositata dall’associazione degli iscritti del 1993, con sentenza n. 1305/09 confermava che il Pizza rappresentava il segretario del primitivo gruppo e sanciva che Sandri non aveva titolo alcuno per rivendicare la carica di segretario, ma chiaramente indicava che né il Pizza né tantomeno il Sandri fossero la continuazione della Dc, la quale era ancora in vita essendo nulla la delibera fatta al Ppi nel 1994 per il cambio della denominazione essendo stata presa da organo (consiglio nazionale) non avente titolo. Ne discendeva che la rappresentanza del partito per la decadenza di tutti gli organi del partito a norma dello statuto, per il principio giuridico della rappresentazione organica era solo in capo agli iscritti del 1993, ultimo valido tesseramento effettuato dalla Democrazia cristiana. Tale sentenza era poi confermata dalla sentenza n. 25999/10 della Corte di Cassazione a sezioni unite.

Il congresso di Perugia del 2013 svolto da Sandri è da qualificarsi come il congresso di altra associazione, con altri tesserati, che non ha nulla a che vedere con la Democrazia cristiana. Ma vi è di più, non contento delle cause già perse, il Sandri nel 2006, in parallelo con le cause sopra descritte, promuoveva sempre come sedicente Democrazia cristiana altro giudizio contro il Cdu. Però, in barba al suo stesso appello oggi rivolto all’unità, teneva nascosto tale procedimento e non lo comunicava agli altri gruppi compreso agli unici veri aventi diritto, gli iscritti del 1993. Tale giudizio si concludeva con la sentenza del Tribunale di Roma n. 19113 nella quale era pronunciata una specifica inibitoria per il Sandri ed il suo gruppo all’uso del nome Democrazia cristiana ed all’uso del simbolo. Tale sentenza era confermata dalla Corte di Appello di Roma con sentenza n.11010/2016, e definitivamente dalla sentenza della Corte di Cassazione n.1874/2019».

«Allo stato – conclude il commissario Felice Spera – vi è per il Sandri ed il suo gruppo un insieme di fatti giuridici inappellabili che statuiscono che stessi non rappresentano la Democrazia cristiana e non possono usarne il nome né il simbolo. Ne consegue che tutti coloro che non si attengono a tali statuizioni della magistratura e continuano a fregiarsi impropriamente ed illegittimamente del nome della democrazia cristiana e del suo simbolo, così come, la divulgazione di notizie del gruppo Sandri come afferenti alla Democrazia cristiana, commettono illecito penalmente perseguibile. Se vi è uno sparuto gruppo che disturba il riavvio del partito della Democrazia cristiana, questo è da identificarsi proprio nel gruppo Sandri ed associati».

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