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La Pecora Nera

 Esploratrice di  Cammini di Liberazione!

Nella Tua famiglia c’è una pecora nera? Sei tu la pecora nera?

In tutte le famiglie c’è una pecora nera che spesso paga la propria “diversità” con l’esclusione emotiva !

L’esclusione è però affiancata paradossalmente dalla centralità di questa figura, in quanto è al centro di moltissime discussioni familiari.

I membri della famiglia della pecora nera sono soliti usare quest’ultima come capro espiatorio  e attribuiscono la sua diversità all’influenza di fattori esterni, quali amicizie sbagliate, fidanzati/e o addirittura ad un percorso psicoterapeutico effettuato.

In psicologia ci si riferisce a queste persone come “pazienti identificati”

e le cause che determinano la loro diversità sono dovute a complesse dinamiche familiari

Per capire il motivo per cui la famiglia e i gruppi intimi creano una pecora nera è necessario approfondire la teoria dell’identità sociale proposta dallo psicologo sociale Henri Tajfel. Questa teoria ci fa comprendere il fenomeno della discriminazione all’interno del gruppo. Partiamo col dire che tutti i gruppi ed i loro membri hanno alcuni punti in comune:

I gruppi si concentrano nelle caratteristiche negative di altri gruppi:

Quando i gruppi emettono giudizi su altri gruppi, di solito si tratta di giudizi negativi al fine d’influenzare le opinioni dei suoi membri e far percepire il proprio gruppo come “il migliore”. Si tratta di un bias(errore) cognitivo nel quale prima o poi cadiamo tutti. Per questa ragione tendiamo a dire per esempio che: la nostra squadra di calcio è la migliore, la nostra famiglia è la più felice o la nostra religione la più vera.

Il gruppo esercita grande pressione sui suoi membri:

 Il gruppo esige molto da ciascuno dei membri, esercitando una forte pressione che mira a mantenere la coesione e l’armonia interiore. Pertanto, un genitore può mostrarsi molto permissivo con i figli del vicino di casa, ma essere molto severo con i suoi.

L’effetto Pecora Nera si riferisce proprio a questa pressione e alla critica esercitata sui membri del gruppo. Infatti, il gruppo tende a valutare ognuno dei suoi membri in modo severo, massimizzando i suoi errori e applicando punizioni esemplari.

Il peso del giudizio e dell’esclusione spinge i membri del gruppo ad uniformarsi mantenendo così il gruppo unito e forte.

Si comprende così quanto risulti essere pericoloso per un gruppo la diversità di uno dei membri, e tale timore innesca meccanismi di denigrazione ed attacco che mirano a ricondurre la pecorella smarrita all’ovile.

Bert Hellinger, psicologo e studioso di pedagogia, a partire dal 1980 pone  le basi delle sue linee teoretiche e metodologiche riguardo alle Costellazioni Familiari Sistemiche, tecnica efficace che permette di agire sulla famiglia, ossia di “mettere in scena” le problematiche provenienti dalla situazione familiare. Accade, purtroppo, di frequente che sussistano delle disarmonie o degli irretimenti( legami che paralizzano il sistema) che, se non risolti,  portano in una via senza uscita che costringe a far quello che il sistema gli impone di fare: questa è la causa dell’infelicità, del disagio, dell’inquietudine, della malattia. Le Costellazioni Familiari agiscono proprio per captare le informazioni necessarie per comprendere cosa sia realmente successo e per sciogliere pesanti fardelli interiori.

Hellinger si esprime nei seguenti termini sul concetto di “pecora nera”:

“Coloro che sono chiamate “Pecore Nere” della famiglia, sono in realtà Cercatori di cammini di liberazione per l’albero genealogico.

Quei membri dell’albero che non si adattano alle norme o alle tradizioni del Sistema Familiare, coloro che fin da piccoli cercano costantemente di rivoluzionare le credenze, andando contromano ai cammini segnati dalle tradizioni familiari, quelli criticati, giudicati e anche rifiutati, loro, generalmente sono chiamati a liberare l’albero dalle storie che si ripetono e frustrano generazioni intere.

Le “Pecore Nere”, quelle che non si adattano, quelle che gridano ribellione, loro riparano, disintossicano e creano un nuovo e fiorente ramo nell’albero genealogico. Grazie a questi membri, i nostri alberi rinnovano le loro radici. La loro ribellione è terra fertile, la loro pazzia è acqua che nutre, la loro passione è fuoco che riaccende il cuore degli antenati. Irraccontabili sogni repressi, sogni non realizzati, talenti frustrati dei nostri antenati, si manifestano nella ribellione di tali pecore nere che cercano di realizzarli.

L’albero genealogico avrà la tendenza a mantenere il corso castrante e tossico del suo tronco, il quale rende difficile e conflittuale la vita di tali pecore.

Cura la tua “unicità” come il fiore più prezioso dell’albero.

Sei il sogno realizzato di tutti i tuoi antenati.”

Dottoressa Elena Fattorusso

Psicologa/Psicoterapeuta sistemico-relazionale

 

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Le mappe di un dolore senza parole

“Volevo vivere ma non facevo altro che morire. Durante la seconda media cominciai a tagliarmi. Non mi tagliavo spesso… solo quando non riuscivo a controllarmi. La terza media fu un disastro e cominciai a tagliarmi sulle gambe, sempre, ogni giorno. Era l’unico modo per far sparire il dolore che mi logorava dentro” (tratto da un video su youtube).

 

L’autolesionismo è una mappa fisica di un dolore interiore che non si è capaci di gestire.

Sempre più ragazzi usano tagli (cutting) o bruciature (burning) o lividi ed escoriazioni per trovare sollievo da un dolore psichico, da una sofferenza emotiva che appare insostenibile.

Con il comportamento autolesionista  l’attenzione  passa dal dolore mentale al dolore fisico e col farsi male la persona ha l’illusione di avere ripreso il controllo su se stessa, di avere scaricato la tensione e trovato un sollievo.  Il dolore provocato da tagli ripetuti favorisce la produzione di endorfine, che svolgono una funzione anestetizzante.

Diretta conseguenza di tali gesti ripetuti è la dipendenza da essi e la ricerca di sensazioni sempre più forti. Uscirne, dunque, non è così semplice.

Il dolore fisico copre quello emotivo , almeno temporaneamente, rinchiudendo il ragazzo in un circolo vizioso che lo rende sempre più incapace di dare voce al suo dolore e trovare metodi più funzionali per alleviarlo.

L’autolesionismo non ha come fine primario quello di attirare l’attenzione, né il suicidio.

Molti ragazzi che ho ascoltato dicono che lo fanno per “sentirsi vivi”, altri perché “la rabbia era così forte che non c’era altro modo di uscire dal dolore”, oppure“Mi ferisco quando sto male, quando il mondo mi rifiuta, quando mi sento brutta…” .

 Se la lesione è vissuta come anestetico per contrastare la propria sofferenza, la ferita che diventa  cicatrice rappresenta un trofeo di una lunga battaglia contro se stessi .

Una delle considerazioni ricorrenti è simile a quella fatta da pazienti con DCA(disturbi del comportamento alimentare) : “mi sento almeno padrona/e del mio corpo”.

Attorno a questo comportamento c’è un atteggiamento simile a quello presente attorno alle dipendenze(specie quelle alimentari): Nessuno sa nulla, Nessuno si è mai accorto di nulla, Nessuno sospetta!

Nell’autolesionismo,spesso, è indispensabile l’aiuto di un esperto al fine di trovare  strategie più mature e sane per il riconoscimento e la gestione delle emozioni, un aiuto per imparare a dare voce alle proprie emozioni in una modalità adulta e funzionale.

Se sei un genitore e ti accorgi che tuo figlio pratica l’autolesionismo non aspettare a rivolgerti ad uno psicologo. Essere giudicante, usare minacce e rabbia spesso peggiora la situazione e tuo figlio/a mentirà e si chiuderà sempre di più. Prova a farlo sentire compreso ed accolto nel suo disagio, nel suo dolore.

Se sei un ragazzo, trova un adulto con cui parlarne. Se non vuoi parlarne con i tuoi genitori cerca qualcuno di fidato(adulto) o rivolgiti agli sportelli di ascolto che sono spesso attivi nelle scuole secondarie.

Tagliarti e farti male probabilmente è l’unico modo che hai per sentirti meglio, ma esistono altri modi e potrai trovarli assieme ad uno psicologo o psicoterapeuta con il quale strutturerai strategie di Coping e Regolazione Emotiva per affrontare e superare il disagio e la sofferenza che stai provando.

Dottoressa Elena Fattorusso

Psicologa/Psicoterapeuta sistemico-relazionale

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Dal Sogno di un amore ad un Amore da sogno

Le coppie, spesso, vengono da me quando scoppia tra loro una crisi così forte che temono di perdersi, identificando il perdersi con il divorzio.

In realtà, alcune di loro si sono già perse anni prima, altre sono solo nella nebbia di una comunicazione poco chiara, altre ancora portano il peso di essere in troppe persone nella coppia, alcune non sono mai state coppia veramente e la loro storia non è ancora iniziata….

Un amore nasce lentamente o all’improvviso, esplode nel petto facendo cambiare la percezione del tempo, dello spazio, dei luoghi, delle persone.

La prima fase di un rapporto d’amore è caratterizzato da un processo di idealizzazione dell’altro, il che consente di passare dall’infatuazione iniziale ad un sentimento più profondo. In quest’arco di tempo vengono mostrati principalmente gli aspetti positivi, si indossa una maschera fatta di ciò che riteniamo piacevole e desiderabile dal partner.

L’idea che si sviluppa in questa fase è quella della completezza, la sensazione di aver trovato l’altra metà della mela.

Il partner rappresenta colui o colei da cui dipende la nostra felicità, finché non arriva il tempo della delusione o disinganno.

La delusione è una fase di svelamento, durante la quale si inizia a vedere l’altro per ciò che è nella sua interezza, con le sue fragilità e debolezze.

E’ fondamentale viversi la delusione per il superamento del desiderio di appagamento egoistico dei propri bisogni personali, che spesso è il fine principale in una relazione.

Se la relazione non va oltre il sentimento di bisogno e di necessità si può strutturare un legame di dipendenza, volto principalmente a riempire vuoti che ci si porta dentro dall’infanzia e per affermare sé stessi ed il proprio valore attraverso conferme e riconoscimento che provengono dall’altro.

Una coppia, i primi mesi, durante il corteggiamento, si incuriosisce dell’altro, lavora per sorprendere, per emozionare, per affascinare.

I ritmi dei primi tempi possono risultare accelerati, si può essere carichi di energie, si può tendere a tagliare il mondo fuori in una sorta di fusione con il partner, famelici di conoscersi e viversi profondamente.

Alla fusione, per lo sviluppo di una relazione sana, seguirà un allontanamento tale da consentire al mondo di ricircolare tra i due individui.

La coppia rallenterà i ritmi e troverà una routine che, se sfruttata bene, fornirà sicurezza e senso di protezione.

Uscire dalla fusione, dal “facciamo tutto insieme e stiamo sempre insieme, vicini vicini” è un passaggio fondamentale alla strutturazione di un “amore sano”, perché chi non può consentirsi di stare lontano forse non è realmente vicino.

 

“Se la nostra pelle è copertina di libro

Dopo aver ammirato titolo e fattura

Sfogliatelo famelici

Per averlo dentro anche se non è tra le mani”

 

Essere in relazione con l’altro vuol dire creare connessioni profonde che consentono non solo complicità, ma anche la capacità di conoscersi al punto tale da sapere come sostenersi.

Il sostegno reciproco nelle normali difficoltà quotidiane, la vicinanza empatica, la volontà di comunicare il proprio mondo interiore per fornire strumenti di comprensione all’altro, lo sforzo di costruire un mondo comune alle reciproche diversità e tanto altro ancora sono gli elementi fondamentali che alimentano un amore.

In terapia dico sempre che l’amore richiede tanto coraggio, in quanto è una perdita ….

Quando si ama si accetta di perdere il “controllo”, si è in due e si deve accettare anche di affidarsi, di fidarsi e di lasciarsi condurre, quando si ama si perdono parti di sé per andare incontro all’altro.

Perdere parti di sé non nell’accezione negativa del termine, bensì come processo indispensabile per cui si smette di essere esclusivamente un “io” ed un “te” per essere un “Noi”.

Il Noi è una terza entità che ha vita propria, fatta di un nuovo respiro, nuovo ritmi, nuovi equilibri e, come ogni neonato, ha necessità dei suoi tempi per imparare a crescere e camminare, a cadere e rialzarsi, ferirsi e scoprire che ci si può curare e guarire.

Il “Noi” non sempre nasce, in quanto l’imparare a camminare risulta faticoso e c’è la tendenza dei partner a lottare per tornare a “volare” come accadeva nei primi tempi della fase dell’innamoramento.

Ci si ritrova invischiati nella pericolosa illusione di poter cambiare l’altro, nella convinzione della necessità di ritornare allo stato fusionale iniziale in cui il partner appariva perfetto.

Le recriminazioni, gli scontenti, le minacce, le manipolazioni, i comportamenti ossessivi e persecutori potrebbero essere gli ingredienti che la coppia si trascina nel tempo alla ricerca di un amore impossibile ed immaturo, volto a colmare vuoti e dolori di un tempo passato che non esiste più.

Ed è così che ci si perde prima ancora di essersi veramente trovati, ci si impiglia nelle maglie della sfida, della lotta al potere, ci si infanga di tutto ciò che viene in eredità dal proprio sistema familiare, ci si ritrova a dipingere un quadro a quattro mani simile a quelli appesi nelle stanze della nostra infanzia che abbiamo così odiato.

Quando un paziente si accomoda, su quello che sarà il “nostro” divano, la prima cosa che mi chiede è di essere sua alleata/o e di aiutarla/o a cambiare il proprio partner, di trovare il modo di trascinare il partner in terapia per essere “aggiustato”.

L’altro è da aggiustare, modificare, cambiare perché così com’è non va bene, rende infelici, non capisce, non ci ama!

Incastrati in tale convinzione si è lacerati dal senso di impotenza e la vita diventa un incubo dal quale è possibile uscire con una parola: “corresponsabilità”.

La corresponsabilità apre un mondo di possibilità, un mondo in cui la relazione è fatta di un cinquanta e cinquanta ed io posso agire unicamente sul mio cinquanta.

Nella parola corresponsabilità si sposta il focus e, chi è seduto su quel divano, inizia a vedere finalmente se stesso.

Lentamente si interrompe la caccia alle streghe, alle pozioni magiche, si interrompono le cospirazioni e si rompe lo specchio delle mie brame, si comincia a riscoprire i bauli dei propri desideri, sogni, passioni, seppelliti troppo spesso lungo la strada della lotta al potere.

Quello che avviene nel paziente dopo “essersi visto” non ve lo racconterò, poiché ogni persona è un libro meravigliosamente unico e non vi è una storia uguale per tutti che possa essere raccontata.

Posso però scrivere che, vedere un uomo o una donna, un ragazzo o una ragazza, afferrare la propria clessidra  interrotta o bloccata è scuoterla o rigirala, piangere e ridere per la sabbia che riprende a fluire, è l’emozione per cui vale la pena … proprio come capita in amore!

 

Dott.ssa Elena Fattorusso

Psicologa & Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale

 

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A casa di Attualità L'esperto risponde

“A casa di…”. Incontro con Annamaria Colao, migliore neuroendocrinologo d’Europa

di Stefania Maffeo

Nuovo appuntamento con “A casa di…”. nuovo format di approfondimento in diretta live Facebook e You Tube. Ai tempi di distanziamento sociale un’iniziativa periodica per un riavvicinamento social. In questa puntata un’amabile chiacchierata con la professoressa Annamaria Colao, titolare della cattedra Unesco “Educazione alla salute e sviluppo sostenibile” dell’Università Federico II di Napoli, prima donna a vincere il Geoffrey Harris Award, premio assegnato dalla Società europea di endocrinologia. La scienziata, anche primo presidente donna della Società italiana di endocrinologia, studia il rapporto tra ormoni e cervello, è una delle maggiori esperte al mondo di malattie rare dell’ipofisi ma che, soprattutto, punta a trovare una cura definitiva per l’obesità. A causa della pandemia la cerimonia per la consegna del premio prevista per il 22 maggio a Praga, sarà svolta durante il congresso della Società europea di endocrinologia il 5 settembre. In quella occasione Annamaria Colao terrà la lettura di apertura sul futuro della Neuroendocrinologia. La lettura tratterà dei rapporti tra cervello, neuro-ormoni e scelte di vita: nutrizione, ritmo sonno-veglia, sentimenti e, ovviamente malattie. Sono temi quanto mai attuali in questo momento così particolare della storia dell’umanità”. Coordinatrice di numerosi centri di eccellenza. Tra le tante attività spicca quella nel sociale. Come presidente e coordinatore scientifico dell’Associazione Campus Salute Onlus si occupa da dieci anni in tutta Italia della promozione della cultura della prevenzione.

Ecco l’intervista.

https://www.facebook.com/WebTv360/videos/2571003866547480/

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Covid-19. Il ruolo dell’ecografia polmonare nella diagnosi precoce delle complicazioni. Intervista al Dr Ersilio Trapanese

di Stefania Maffeo

“L’esperto risponde” per confrontarsi con il mondo medico e sanitario. Un interessante confronto denominato “Covid19. Ecografia Polmonare. Diagnosi Precoce delle Complicazioni” con il Dr Ersilio Trapanese, Ecografista Responsabile Diagnostica per Immagini CMM Diagnostica di Cava de’ Tirreni, Socio Fondatore della Società Italiana di Ecografia in Medicina e Chirurgia SIEMC. Ancora lunga la lista dei suoi titoli: membro Corrispondente American Thyroid Association ATA, The Korean Society of Radiology KRS e della Commissione Scientifica e componente del CdA De Beumont Bonelli Fondation.

 Dr. Trapanese il Coronavirus ha sconvolto le vite di tutti.  Ci fa una beve cronistoria sul Covid19.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha annunciato un’infezione da pandemia con una specie sconosciuta di coronavirus chiamata SARS-CoV-2. Quest’ultimo ha un tropismo specifico per le basse vie respiratorie, ma provoca una polmonite grave in una bassa percentuale di pazienti. Tuttavia, la rapida diffusione dell’infezione durante questa pandemia ha causato la necessità di ricoverare un numero elevato di pazienti. Rispetto alla polmonite causata dal virus dell’influenza, il virus Covid-19 è caratterizzato da una rapida trasmissione con un’alta infezione ed un elevato tasso di mortalità.

 

La Diagnostica per Immagini ha un ruolo importante?

Assolutamente sì! Le scansioni di tomografia computerizzata ad alta risoluzione (HRCT) rimangono la tecnica di imaging standard per la valutazione toracica, ma il trasporto di pazienti al di fuori della terapia intensiva è difficile e potenzialmente dannoso. Le scansioni HRCT espongono i pazienti a dosi di radiazioni e dovrebbero essere riservate a situazioni specifiche (valutazione delle patologie mediastiniche e la diagnosi dell’embolia polmonare). La radiografia del torace (CXR) è considerata lo standard di cura per molte applicazioni diagnostiche in terapia intensiva. Questa tecnica di imaging presenta limiti metodologici e spesso produce una bassa precisione. Poiché possono manifestarsi anomalie polmonari prima delle manifestazioni cliniche, sarebbe opportuno eseguire scansioni CT toracica per lo screening di pazienti sospetti. L’elevata contagiosità di SARS-CoV-2 ed il rischio di trasportare pazienti instabili con ipossiemia e insufficienza emodinamica, rendono la CT toracica un’opzione limitata per il paziente con sospetto o accertato Covid19.

Conoscendo la sua storia di medico e ricercatore del suo contributo alla ricerca scientifica nel campo dell’ecografia ed ecointerventistica dei Microtumori della Tiroide, tra le più importanti a livello Internazionale, può spiegarci che impatto può avere la Tecnologia ad Ultrasuoni sul monitoraggio e sulla gestione di Covid19?

Nella mia esperienza personale, l’Ecografia Polmonare è fondamentale per poter identificare i pazienti all’inizio della loro malattia da Covid19. Prima di entrare nei particolari di questo importante sistema di indagine diagnostica è doveroso spiegare quali sono i segni principali all’ecografia polmonare. Esistono due modelli artificiali predominanti che uno Ecografista può osservare, e questi sono stati definiti “linee A” (ripetizioni orizzontali parallele della pleura) e “linee B” (manufatti verticali, altamente dinamici, iperecogeni che provengono dalla pleura o dalle aree di consolidamento. Queste linee indicano l’accumulo di liquido nello spazio interstiziale polmonare). Una o due linee B non sono troppo preoccupanti, ma quando aumentano di numero o si estendono in una zona costituiscono un’indicazione della sindrome interstiziale polmonare.

Qual è il ruolo dell’ecografia toracica-polmonare durante l’epidemia Covid19?

L’ecografia viene utilizzata per aiutare a rivedere le condizioni polmonari durante l’epidemia Covid-19, ma non strettamente come uno strumento diagnostico poiché la tomografia computerizzata (CT) del torace e le radiografie del torace (CRX) sono attualmente lo standard di riferimento. L’ecografia è altamente sensibile nel rilevamento di patologie polmonari multiple che possono essere dimostrate in combinazione con Covid19. Utilizzando l’ecografia toracica è possibile identificare: versamento pleurico, edema polmonare / sindrome interstiziale, atelettasia, polmonite e pneumotorace. Per patologie polmonari complicate è possibile combinare le immagini ad Ultrasuoni con un set di dati HRCT. Questa fusione di imaging è utile per i pazienti malati in terapia intensiva, poiché le patologie potrebbero essere monitorate direttamente al posto letto. Gli esami CT potrebbero essere ridotti al minimo con un rischio di contaminazione minore.

 Quali possono essere le complicazioni da Covid19?

L’analisi delle scansioni di CT del torace da pazienti affetti da Coronavirus ha permesso importanti conclusioni sugli aspetti principali della malattia. Covid-19 induce in genere una polmonite bilaterale diffusa interstiziale con lesioni nella distribuzione asimmetrica ed irregolare che coinvolge principalmente la periferia polmonare. La caratteristica visibile in tutti i pazienti con polmonite è l’opacizzazione del vetro smerigliato (GGO), un termine descrittivo che indica un’alterazione interstiziale del parenchima polmonare. Una complicazione potenzialmente letale dell’infezione da SARS-CoV-2 è una sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), che si verifica più spesso negli adulti più anziani, quelli con disturbi immunitari e comorbilità. Le forme gravi di infezione, che sono un’indicazione per il trattamento nell’unità di terapia intensiva (ICU), comprendono infiammazione polmonare acuta, ARDS, sepsi e shock settico. L’auscultazione polmonare e la radiografia del torace al capezzale vengono abitualmente utilizzate per valutare le condizioni respiratorie dei pazienti ventilati con sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS). L’esperienza clinica suggerisce che l’accuratezza diagnostica di queste procedure è scarsa. I pazienti in condizioni critiche necessitano spesso di imaging toracico a causa della costante evoluzione delle loro condizioni cliniche. Una parte fondamentale del monitoraggio dei pazienti critici in terapia intensiva è l’ecografia toracica in quanto consente di esaminare il polmone e lo spazio pleurico. L’ecografia polmonare è altamente sensibile, specifica e riproducibile per la diagnosi delle principali entità patologiche polmonari nei pazienti con ARDS e può essere considerata una valida alternativa alla radiografia del torace al capezzale ed alla tomografia computerizzata toracica.

A questo punto è importante il ruolo dell’ecografia nell’emergenza da Covid19?

L’ecografia polmonare focalizzata (LUS) svolge un ruolo dominante nell’ecografia d’emergenza insieme all’ecografia focalizzata dell’addome, del cuore e del polmone. Sebbene esistano raccomandazioni per l’ecografia toracica elettiva e l’ecografia polmonare di emergenza, l’ecografia polmonare point-of-care non è ancora stata ampiamente utilizzata nella pratica quotidiana. Rispetto all’esame clinico e alla radiografia del torace (CXR), l’ecografia polmonare mostra un’eccellente accuratezza diagnostica nella diagnosi di versamento pleurico, pneumotorace, congestione e consolidamento venoso polmonare, fibrosi polmonare, polmonite interstiziale. La maggior parte dei pazienti con Covid-19 non sviluppa un significativo coinvolgimento polmonare, ma alcuni possono sviluppare una polmonite grave e devono essere ventilati. Essere in grado di differenziare quelli con e senza coinvolgimento polmonare, anche quando non ci sono sintomi, è fondamentale per poter identificare i pazienti all’inizio della loro malattia! Identificando precocemente i pazienti, qualsiasi strategia di intervento precoce o nuovi trattamenti hanno maggiori probabilità di funzionare ed avranno più tempo per lavorare quindi provare le stesse strategie quando la malattia è avanzata e il paziente ha già bisogno di supporto respiratorio. L’ecografia polmonare (LUS) fornisce risultati simili alla HRCT e superiori alla CXR toracica standard per la valutazione di polmonite e / o ARDS con l’ulteriore vantaggio di facilità d’uso nel punto di cura, ripetibilità, assenza di esposizione alle radiazioni. Le radiazioni ionizzanti cumulative hanno effetti nocivi noti.  L’uso dell’ecografia al posto letto potrebbe ridurre la CXR e la HRCT standard in terapia intensiva. Nell’unità di terapia intensiva è stata utilizzata per assistere nelle decisioni relative al posizionamento del paziente durante la ventilazione.

Allo stato attuale che consigli suggerisce riguardo l’utilizzo dell’ecografia polmonare?

Covid-19 è un’infezione del tratto respiratorio superiore che in una proporzione di pazienti diventa anche di quello inferiore. L’ecografia è particolarmente utile nel rilevare i cambiamenti nei polmoni. Ritengo che l’uso dell’ecografia polmonare troverà posto nella diagnosi precoce di qualsiasi patologia polmonare al momento dello screening. La ripetuta scansione dei pazienti per un certo numero di giorni può monitorare i progressi e consentire alle terapie di intervento precoce di funzionare. Il suo uso nelle fasi avanzate dell’insufficienza respiratoria, prima o dopo la ventilazione in alcuni casi, può ridurre la necessità di trasportare i pazienti al reparto di scansione CT. Può essere utilizzata anche in fase di recupero per garantire un miglioramento.

Quali sono gli Obiettivi Dr. Trapanese

Gli ultrasuoni, sebbene non utilizzati nella diagnosi di Covid-19, possono essere utilizzati dai professionisti nel punto di cura (POC) o nelle unità di terapia intensiva (ITU) in cui può essere richiesta una rapida valutazione delle condizioni polmonari. L’ecografia polmonare (LUS) potrebbe essere utilizzata per una celere valutazione della gravità della polmonite SARS-CoV-2, per tenere traccia dell’evoluzione della malattia durante il follow-up e per monitorare le manovre di reclutamento polmonare. Ultrasuoni aggiuntivi possono tracciare la risposta alla posizione prona e la gestione della terapia, l’esame può essere eseguito in pochi minuti e più frequentemente rispetto ad alcune forme di imaging. L’esecuzione di una CT è un grande esercizio logistico quando si ha un paziente gravemente ammalato, perché richiede di spostarli da una parete all’altra di un ospedale, pur osservando tutte le misure di controllo delle infezioni e mantenendo il ventilatore e le infusione dei farmaci. Esistono prove a livello Internazionale che l’utilizzo dell’ecografia polmonare al posto letto in terapia intensiva si è dimostrata sensibile al rilevamento dell’infiammazione polmonare, utile per rilevare la progressione della gravità della malattia ed importante per la valutazione della regressione.

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Coronavirus, Salerno. Intervista all’infettivologo Verrioli, reparto Covid19 Ospedale Da Procida

di Stefania Maffeo

Esclusiva intervista al Dottor Roberto Verrioli, Dirigente Medico Malattie Infettive presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno, attualmente impegnato a fronteggiare l’emergenza Covid19 all’ospedale “Giovanni da Procida”. Una testimonianza sul campo dal Covid-Hospital operativo dallo scorso 8 aprile con 54 posti letto. Le postazioni, con possibilità di ventilazione assistita, sono seguite da equipe multidisciplinari. La guerra contro il Covid si vince sul territorio, individuando ed isolando precocemente i soggetti positivi e le persone che sono venute con loro a contatto proprio per decongestionare i reparti ospedalieri che iniziano, finalmente, a tirare un respiro di sollievo.

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Attualità L'esperto risponde

Coronavirus, esclusiva intervista ai proff. Paolo Ascierto e Gerardo Botti

di Stefania Maffeo

Un nuovo appuntamento con l’informazione. “Gli esperti rispondono” per confrontarsi con il mondo medico e sanitario. Esclusiva intervista dal prof. Paolo Ascierto, Direttore Unità Melanoma e Immunoterapie Istituto Pascale di Napoli, e prof. Gerardo Botti, Direttore Scientifico Istituto Pascale di Napoli. “Coronavirus: Tocilizumab, sperimentazione incoraggiante. C’è cauto ottimismo. Proviamo a parlarne”.
Ecco l’intervista.

https://www.facebook.com/WebTv360/videos/2604453583158152/

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Attualità L'esperto risponde

Dal Coronavirus alla normalità, risponde l’esperto, oculista dottor Luigi Conti

di Stefania Maffeo

Un nuovo appuntamento con l’informazione. “L’esperto risponde” per confrontarsi con il mondo medico e sanitario. Primo appuntamento con il dottor Luigi Conti, oculista presso il Poliambulatorio Specialistico del Centro CMM Diagnostica di Cava de’ Tirreni, con un interessante confronto denominato “Dal coronavirus alla normalità: proviamo a parlarne”.
Ecco l’intervista.

https://www.facebook.com/WebTv360/videos/906760566443262/

 

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Attualità Dillo a Noi L'esperto risponde

L’esperto risponde. Al via un nuovo appuntamento con l’informazione di servizio a cura di 360 Web Tv.

Primo incontro con l’avvocato civilista Carmen Tozio che ha risposto alle domande della giornalista Stefania Maffeo sulle molteplici problematiche dei separati/e e di chi è in procinto di separarsi. 
La separazione è un momento molto complicato della vita, presenta dubbi, incertezze ed immense difficoltà a gestirlo in particolare in presenza di figli ed ancora di più minori.

 
Mille domande senza risposta affliggono la mente: come rapportarsi con il coniuge, quali parole usare con i propri figli per spiegare cosa sta succedendo, la paura e/o l’imbarazzo di presentare un nuovo compagno/a ai propri figli e, nel contempo, creare una situazione di agio e tranquillità al nuovo compagno/a.


Nella maggior parte dei casi si è colti da due sentimenti: rancore verso il/la coniuge e, in alcuni casi, senso di colpa ed incertezza di compiere il passo. Nel corso dell’intervista l’avvocato Tozio ha illustrato il suo ruolo di counselor, ossia di professionista della relazione di aiuto.


Legale di fiducia per il comune di San Cipriano Picentino, dal 1999 ad oggi, e della Comunità Montana Monti Picentini dal 1999 al 2010, Carmen Tozio esercita in Campigliano di San Cipriano Picentino. 
Cura due pagine Facebook, “Amici a cui piace lo studio legale avv Carmen Tozio” e “Studio legale avv. Carmen Tozio” dove condivide link a scopo non lucrativo ed organizza spesso corsi, 
in particolare su tematiche quali la separazione, il cyberbullismo, la violenza sulle donne.