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Sanificazione straordinaria nei punti vendita, Pasquale Marzullo: “dobbiamo tutelare la salute dei nostri clienti”

di Erika Noschese

Un’operazione di sanificazione straordinaria per fronteggiare l’emergenza coronavirus e tutelare la salute dei clienti. È l’iniziativa messa in campo da Pasquale Marzullo, titolarie di20 supermercati Sigma e Per Sempre, presenti su tutto il territorio di Salerno. Da venerdì e fino ai prossimi giorni, Marzullo ha disposto la sanificazione in tutti i punti vendita, in orari notturni. “È nostro dovere tutelare la salute dei nostri clienti, per questo abbiamo deciso di mettere in campo tutte le iniziative utili”, ha dichiarato Pasquale Marzullo che precisa come “la sanificazione avviene di notte per non creare disagi ai nostri clienti”. Inoltre, un addetto in ciascun punto vendita è stato incaricato di pulire gli ambienti maggiormente frequentati. “È un periodo di forte crisi, ma sono certo che ce la faremo”, ha poi aggiunto Pasquale Marzullo che, proprio come accaduto al nord, ha subìto prima la fase dei punti vendita presi d’assalto e poi un calo degli introiti che prosegue ancora oggi. “Nonostante questo non possiamo tralasciare la salute dei nostri clienti e questo vale sia per quelli più anziani e quindi maggiormente a rischio che per i giovani, anche loro vanno tutelati dal rischio di essere contagiati”. Un intervento indubbiamente eccezionale per il numero uno dei Sigma e Per sempre soprattutto in un periodo di forte crisi.

 

 

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Omicidio Olevano, la famiglia: “inascoltate le nostre denunce”

Arriva in Parlamento il caso di Sonia Bianchi, la 34enne di Olevano sul Tusciano (Salerno) che lo scorso 20 febbraio il marito ha tentato di uccidere accoltellandola alla gola, poco prima di togliersi la vita. A formulare un’interrogazione parlamentare è la deputata Anna Bilotti, dopo che sulla stampa il padre della donna ha evidenziato che la tragedia era stata preceduta da quattro denunce per maltrattamenti e minacce, senza che ciò facesse scattare provvedimenti che potessero mettere in sicurezza la figlia. «Ho ritenuto opportuno sottoporre il caso all’attenzione del ministro della Giustizia – spiega Bilotti – anche perché nello scorso luglio abbiamo approvato una legge, il cosiddetto “codice rosso”, che ha tra gli obiettivi proprio quello di evitare la degenerazione di situazioni di rischio, prevedendo l’attivazione di un percorso accelerato per le notizie di reato che riguardano maltrattamenti, atti persecutori e lesioni aggravate commessi in contesti familiari o nell’ambito di relazioni di convivenza».

Nel caso di Sonia Bianchi la prima segnalazione per maltrattamenti nell’ambito familiare risalirebbe ad agosto, mentre sarebbe di novembre una denuncia per lesioni. La 34enne ha riferito anche di essere stata minacciata di morte e di essersi rivolta inoltre ai servizi sociali, segnalando l’atteggiamento aggressivo del marito e chiedendo aiuto. «Secondo le dichiarazioni rese dai familiari alla stampa – si legge nell’interrogazione – nei mesi precedenti alla violenza la donna aveva più volte denunciato la pericolosità del marito alle autorità preposte, senza ottenere tutela; in particolare il primo rapporto dei carabinieri sui maltrattamenti del marito risalirebbe allo scorso agosto; nel mese di ottobre 2019 ci sarebbero state nuove denunce». Al ministro Alfonso Bonafede la deputata del Movimento 5 Stelle chiede quindi «quali elementi intenda fornire in relazione ai fatti narrati in premessa e se reputi opportuno avviare un monitoraggio, per quanto di competenza, al fine di verificare la corretta applicazione della legge». La parlamentare ha poi voluto incontrare Sonia e suo padre: «Sonia è una donna forte e intenzionata a lottare perché quello che è successo a lei non avvenga più» commenta.

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Otto marzo, i socialisti Salernitani lanciano l’iniziativa “Taxi rosa”

Il gruppo consiliare del Partito Socialista Italiano del Comune di Salerno ha proposto l’istituzione di un nuovo servizio nella città di Salerno: il cosiddetto “Taxi Rosa”.I consiglieri socialisti Massimiliano Natella, Paolo Ottobrino e Veronica Mondany hanno incontrato la cooperativa Cotasa che rappresenta quasi la totalità degli operatori tassisti salernitani, la quale ha sposato l’iniziativa condividendone le finalità e le esigenze, viste le richieste già riscontrate da tempo. A partire dalla Festa della Donna dell’ 8 marzo, per tutti i weekend, dal venerdì alla domenica dalle 22.00 alle 04.00 le donne “sole” che fanno richiesta di Taxi avranno un’agevolazione sul tassametro e saranno accompagnate al portone di casa.  Questo nuovo servizio, limitato alle richieste della città, è teso a favorire una maggiore tranquillità e sicurezza per donne e famiglie talvolta in ansia nell’attesa del ritorno a casa delle proprie figlie per le uscite del fine settimana. Il Gruppo PSI rivolge, pertanto, alla Cotasa un sentito ringraziamento per aver sposato questa proposta condividendo l’idea di una città più sicura e vivibile.

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Rivolta in carcere, Psi Salerno: “Era già annunciata”

“La rivolta dei detenuti, già evidentemente preannunciata, che si sta tenendo in queste ore sul tetto della Casa Circondariale di Salerno, lascia pensare che i problemi da noi più volte evidenziati non sono stati ancora tenuti in considerazione”. Lo dichiarano Silvano Del Duca Vittorio Cicalese, rispettivamente segretario provinciale del Psi Salerno e presidente regionale Fgs Campania in merito alla rivolta di centinaia di detenuti tenutasi ieri al carcere di Fuorni. “Fermo restando che le modalità del dissenso non trovano alcuna giustificazione, ci preme riproporre quanto più volte evidenziato nei mesi scorsi – hanno dichiarato i socialisti – Le nostre visite a cadenza regolare nelle varie sezioni del penitenziario, hanno infatti portato al rilancio di alcune proposte. Una su tutte la necessità di incrementare gli agenti di polizia presenti nella struttura (in particolare nei weekend, quando la situazione è di difficile gestione”. La proposta era stata  accolta dal consigliere regionale e segretario nazionale del Psi, Enzo Maraio, che ha immediatamente seguito l’iter burocratico necessario per giungere ad una fattiva risoluzione. “Bisogna garantire, in questo momento di grande preoccupazione, uguali diritti a tutti: da un lato la polizia penitenziaria, lo ribadiamo, necessita di ulteriori unità per poter gestire adeguatamente i detenuti presenti nella struttura circondariale di Fuorni; da un altro, ci teniamo a precisarlo, i detenuti necessitano di avere supporto morale e materiale da parte dei propri familiari e legali che ne seguono le vicende. Sarebbe auspicabile una soluzione mediata: magari con visite programmate e scaglionate al fine di evitare assembramenti, così come richiesto dalle disposizioni governative e regionali – hanno aggiunto Del Duca e Cicalese – Ciò detto, non possiamo assolutamente giustificare i motivi e soprattutto le modalità di tale rivolta: non è possibile difendere chi ha compiuto gesti tanto gravi. Siamo al fianco degli agenti e del direttore Rita Romano: con notevoli sforzi, stanno gestendo una situazione molto delicata che merita la dovuta attenzione.Chiediamo ancora una volta un’adeguata attenzione nei riguardi della Casa Circondariale di Salerno: la nostra proposta, lanciata da Maraio, necessita di essere attuata nel minor tempo possibile”.

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Stop ai colloqui in carcere, detenuti in rivolta

di Erika Noschese

Stop ai colloqui con i familiari, fino al prossimo 31 maggio. Il carcere di Salerno corre ai ripari per fronteggiare l’emergenza coronavirus e blocca temporaneamente la possibilità, per i detenuti, di incontrare i familiari. Così, nella 1 sezione della casa circondariale di Salerno scoppia la rivolta. Sono circa un centinaio i detenuti che, appresa la notizia, hanno messo a ferro e fuoco il penitenziario armati dei ferri delle brande hanno devastato tutto ciò che si poteva distruggere.

A lanciare l’allarme su quanto stava accadendo il segretario generale del Sippe, il sindacato della polizia penitenziaria Carmine Olanda che sull’emergenza Covid-19 aveva già scritto al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria suggerendo alcune misure da adottare per la prevenzione del virus. “Per tenere sotto controllo la protesta in atto sono giunti insieme ai rinforzi della Polizia  Penitenziaria, anche le altre Forze dell’Ordine con l’ausilio di un elicottero che sorvola il Penitenziario. Sembrerebbe che i detenuti siano saliti anche sul tetto del penitenziario – ha dichiarato Olanda – Inutile sarebbe stata la trattativa messa in atto dal Direttore e Comandante dell’Istituto con i detenuti per cercare di farli ragionare, ma sono stati allontanati con dal getto degli idranti che i detenuti si sono procurati dalle postazioni antincendio.

Una situazione di estremo pericolo, non solo per i detenuti ma anche per il personale della polizia penitenziaria; attualmente, infatti nella Casa Circondariale di Salerno sono recluse circa 520 detenuti di cui 70 sono stranieri e 41 sono donne, su una capienza regolamentare di 394 posti letto. Mentre il Personale di Polizia Penitenziaria presente è di 203 anziché essere 243. “Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede – conclude Olanda – deve urgentemente mettere in campo soluzioni concrete”. I detenuti, armati dei ferri delle brande hanno distrutto tutto quello che c’era da distruggere. Hanno divelto perfino le inferriate dei finestroni e sono riusciti a salire sui tetti insomma una completa devastazione inaudita per il momento che si vive. Sono giunti rinforzi di Polizia Penitenziaria dalla Regione, le altre forze dell’ordine hanno circondato l”istituto.

Il direttore e comandante ha tentato una trattativa ma è stato allontanato con lo getto degli idranti in possesso dei rivoltosi. Gli uomini del Corpo in stato di antisommossa aspettano l’ordine di intervenire sul posto è presente il Provveditore ed altre Autorità preposte all’Ordine Pubblico. L’Istituto viene presidiato dall’alto da un elicottero dei Carabinieri. A esprimere solidarietà alla polizia penitenziaria anche il leader della Lega Matteo Salvini: “Massimo sostegno alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria. Legge e pugno di ferro con chi sbaglia”. Sulla questione è intervenuta anche l’europarlamentare della Lega Lucia Vuolo: “Solidarietà agli agenti della polizia penitenziaria impegnati a sedare una rivolta scoppiata nel carcere di Salerno. Mi auguro che la Procura apra immediatamente un’inchiesta per chiarire le responsabilità di quanto accaduto oggi pomeriggio”, ha infatti dichiarato la leghista. “Secondo una prima ricostruzione dei fatti, la rivolta sarebbe scoppiata per la soppressione dei colloqui per via dell’emergenza coronavirus – ha poi aggiunto – Tuttavia, nessun provvedimento dell’amministrazione penitenziaria può giustificare quanto accaduto. Serve il pugno di ferro e come Lega mi impegno a portare il caso della carenza di agenti all’interno delle carcere italiane all’attenzione dell’europarlamento. Questo scempio deve finire”.

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Coronavirus, Fondazione Picentia in prima linea per i più deboli

di Stefania Maffeo

Pontecagnano Faiano, scende in campo la Fondazione Picentia presieduta da Giuseppe Bisogno per aiutare gli anziani a fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Il sodalizio picentino intende dare un contributo fattivo alla comunità supportando gli anziani riducendone i disagi legati alle indicazioni fornite dal Dpcm del 4 marzo 2020, che hanno limitato in via precauzionale la mobilità ed i contatti tra le persone. In quest’ottica la Fondazione si rende promotrice di un’azione concreta chiamando a raccolta Amministrazione comunale di Pontecagnano Faiano, Protezione Civile, mondo associativo e Forum dei Giovani Città di Pontecagnano Faiano al fine di offrire un aiuto alle persone anziane consegnando loro beni di prima necessità a domicilio ed occupandosi del disbrigo di pratiche.

Il presidente Giuseppe Bisogno ha già provveduto a contattare il sindaco Giuseppe Lanzara per coinvolgere l’Ente nell’iniziativa in attesa della nota ufficiale da protocollare ad apertura degli uffici. “Riteniamo fondamentale che in un momento come questo la comunità dia dimostrazione di unità, solidarietà e coesione, mettendosi a disposizione delle fasce più deboli della popolazione” così commenta Bisogno sottolineando l’importanza di fare rete.

La Fondazione Picentia, organismo di recente costituzione con la collaborazione di giovani cervelli del territorio e la preziosa opera di sostegno del comitato scientifico guidato dall’ex Rettore Raimondo Pasquino, nel pieno rispetto delle normative per contenere la diffusione del covid19 ha rinviato l’appuntamento previsto per il 13 marzo denominato “Mezzogiorno: sviluppo del territorio, autonomia differenzia e terzo settore”, nel corso del quale sarebbe stata anche inaugurata la sede della Fondazione.

Una Fondazione per i giovani del Sud, per creare occasioni di crescita, sviluppo e lavoro senza dover percorrere migliaia di chilometri per dare concretezza ad un progetto di vita. L’idea, semplice ed efficace, è quella di evitare che gli investimenti per la cultura e per la formazione, che si concretizzano nel Sud dell’Italia, possano, poi, essere utilizzati altrove, quando addirittura all’estero. Dal mese di Gennaio 2020 la Fondazione Picentia è entrata nella sua fase operativa a cominciare dallo studio sulla progettazione per i Fondi Europei, una risorsa spesso dimenticata o male utilizzata soprattutto nel Meridione d’Italia. Una democrazia delle opportunità attraverso la formazione e la conoscenza: progetti innovativi e di inclusione sociale con imprese, istituzioni e territori

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Giffoni Valle Piana: Emergenza “Coronavirus”, sospeso il mercato domenicale.

 

Considerata l’emergenza nazionale legata al virus “Covid-19”, con l’Ordinanza Sindacale n.9 del 7 Marzo 2020, il Sindaco di Giffoni Valle Piana Antonio Giuliano ha decretato la sospensione del mercato domenicale in programma domani 8 marzo 2020. La decisione rientra tra le misure precauzionali attuate al fine di contenere la diffusione del predetto virus.

In mattinata inoltre, le ditte incaricate hanno proceduto alla sanificazione e alla nebulizzazione degli edifici pubblici comunali, alcuni dei quali chiusi ieri dal Sindaco Antonio Giuliano fino al prossimo 15 marzo in virtù delle direttive nazionali e regionali vigenti. Gli interventi sono stati effettuati nei vari uffici comunali, nell’Antica Ramiera, nella struttura polivalente “G.Volpari” e negli altri luoghi pubblici.

 

 

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Ancora un caso positivo, donna affetta da Covid19 a Scafati

di Erika Noschese

Un secondo caso positivo di covid19, nel salernitano, accertato questo pomeriggio. Dopo la paziente di Eboli risultata positiva al test per il coronavirus, un secondo caso si è verificato a Scafati. Lo ha annunciato il sindaco Cristoforo Salvati. Si tratta di una anziana che si trova già, da diversi giorni, in isolamento spontaneo domiciliare monitorata dal medico di base e dall’Asl Salerno. La donna in questione era rientrata da Casalpusterlengo e, segnalata proprio dal sindaco Salvati e dal medico di base all’Asl, sottoposta immediatamente al protocollo. Le sue condizioni di salute sono buone ed è stata sottoposta a tampone in seguito ad un rialzo termico ma non presenta complicanze. “Ho appena appreso che una nostra concittadina è risultata positiva al Coronavirus in seguito al tampone domiciliare analizzato dall’ospedale Cotugno – ha dichiarato sui canali social il sindaco Salvati – ttendiamo, in ogni caso, la conferma dall’Istituto superiore di Sanità e intanto L’Asl ha attivato il protocollo per la positività al Covid-19 che prevede di sottoporre al tampone anche gli altri famigliari (già in isolamento spontaneo insieme alla signora). Invito i cittadini a stare calmi e ad osservare scrupolosamente le misure precauzionali ed igienico-sanitarie indicate dalla Presidenza del Consiglio”.

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Eboli, donna affetta da coronavirus. Caos all’ospedale

di Erika Noschese

Primo caso di coronavirus ad Eboli. Si tratta di una donna, originaria di Pompei, di 72 anni che nei giorni scorsi era stata ricoverata presso il Campolongo hospital a causa di un intervento all’anca. Le sue condizioni di salute sono poi peggiorate ma i medici credevano si trattasse di polmonite e hanno disposto il trasferimento presso il nosocomio di Eboli. Solo questa mattina, il figlio della donna avrebbe riferito ai sanitari che il fratello, con sintomi febbrili, era arrivato a Salerno da Milano, dove vive a causa del lavoro. Caos all’ospedale Maria Santissima Addolorata: la donna è stata a contatto anche con il personale medico e i pazienti  di medicina generale e altri reparti. Ora, si attendono disposizioni dal direttore generale dell’ospedale. “Nella massima osservanza delle disposizioni sanitarie, stiamo mettendo in pratica tutte le misure necessarie. Invito tutti a mantenere la calma e ad attenersi alle prassi igieniche suggerite dal Ministero”, ha dichiarato il sindaco di Eboli Massimo Cariello, in merito al caso accertato di Coronavirus, dopo l’esito positivo del tampone effettuato sulla paziente 72enne di Pompei. Giunta all’ospedale di Eboli dal Campolongo Hospital, dove era stata sottoposta ad un intervento, la donna è stata trasferita presso l’ospedale Cotugno di Napoli, per sottoporsi alle cure del caso. “La situazione è difficile e, purtroppo, in evoluzione. Ma la nostra attenzione è massima e in costante monitoraggio”. Fin dai giorni scorsi, infatti, il Comune di Eboli ha attivato una banca dati, per la registrazione dei flussi in entrata ed in uscita dal territorio comunale”, ha poi aggiunto il primo cittadino. Chiunque sia nella necessità di farlo, può registrarsi contattando il Nucleo di Protezione Civile (0828 313553- 3899556151), il Comando di Polizia Municipale (0828 361515) o inviando i propri dati alla mail istituzionale emergenzacovid19@comune.eboli.sa.it. Intanto il sindaco ha lanciato un appello alla cittadinanza affinchè si mantenga la calma e, dice, “confido nel buon senso di ciascuno. La comunità ebolitana dimostri di essere responsabile e coesa, come sempre ha fatto, anche in questo frangente così delicato”. La donna è stata poi trasportata all’ospedale Cotugno di Napoli, a bordo dell’ambulanza ad alto contenimento dell’humanitas, l’associazione guidata dal presidente Roberto Schiavone.

 

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Attualità Politica

Dc, Spera contro Sandri e Ranieri: «Ora basta, ecco tutta la verità»

 

«La signora Ranieri, stando alla sua sua buona fede, purtroppo non conosce la verità di chi da vent’anni gira per l’Italia autonominandosi segretario nazionale della Dc. E’ lo stesso che si autonomina segretario nazionale sempre alla presenza di non più di una decina di persone nei vari hotel della capitale».

E’ la dura replica di Felice Spera, «commissario regionale della Democrazia cristiana storica», come tiene ancora una volta a precisare, alle dichiarazioni di Serena Ranieri, indicata, nei giorni scorsi, segretario regionale per l’organizzazione e lo sviluppo della Dc in Campania dal responsabile nazionale Angelo Sandri.

«Sandri – dice Felice Spera – da anni si autoproclama segretario nazionale e, guarda caso, nessuno mai si presenta come candidato a questa segreteria nazionale. Inoltre, in questi anni, non ha mai avuto una sede nazionale del partito, anzi si attiva solo sui social cambiando spesso indirizzi  nella capitale, ma senza una vera sede. Insomma, non solo si diverte a fare nomine farlocche nei confronti di chi non sa, ma indica anche sedi nazionali con indirizzi fantasmi. E alcune nomine sono addirittura sconosciute ai diretti interessati. E’ evidente come si preoccupi di millantare usando il simbolo Dc non per per il bene del partito, ma per altri obiettivi a lui conosciuti. La Democrazia cristiana, quella vera, non lo riconosce e non lo ha nemmeno riconosciuto la Cassazione con ultima sentenza. Il simbolo viene usato illegalmente e con incarichi abusivi».

L’esponente dello scudocrociato Felice Spera, quindi, ripercorre l’intero iter giudiziario sulla ben nota diatriba.

«Corre l’obbligo per noi di precisare – sostiene Spera – che l’associazione che rappresenta la signora Ranieri non ha alcun titolo per identificarsi con la Democrazia cristiana e, conseguentemente, per poter usare il nome ed il simbolo della stessa. Leggendo la nota del sedicente segretario politico signor Sandri è doveroso precisare che i fatti sono riportati in modo distorto ed adattati alla propria immaginifica narrazione. Andando per ordine: la prima inesattezza è che la base della assemblea per dar vita alla Democrazia cristiana possa essere quella degli iscritti 92-93. Soltanto gli iscritti dell’ultimo tesseramento valido, 1993, hanno, infatti, il titolo giuridico per riattivare il partito, giacché a norma di statuto l’iscrizione avveniva anno per anno e conseguentemente non esistono iscritti 92-93. Tale definizione 92-93, per esperienza di giudicati della magistratura, che ha ben definito i termini della questione, è usata generalmente da coloro o che non sono mai stati iscritti alla Democrazia cristiana o da chi che, dopo aver visto le sentenze della magistratura che ha statuito la legittimità unica dei soci del 1993 e, in particolare, di coloro che lo hanno dimostrato esibendo la domanda di adesione presentata e il versamento della quota 1993, nel tentativo di mestare le acque aggiungono arbitrariamente il 93 così da definirsi soci 92-93. Conseguentemente con soci che si autodefiniscono tali non poteva svolgersi da parte di Sandri alcun XIX congresso della Democrazia cristiana».

«E’ vero invece – aggiunge il rappresentante dello scudocrociato Felice Spera – che già nel 2000 e nel 2001 i soci autentici 1993 ebbero ad iniziare dei procedimenti giudiziari per vedere riconoscere la non cessazione della Democrazia cristiana. Nell’anno 2002, questo è altrettante vero, il Sandri, autoproclamatosi segretario politico della Democrazia cristiana, iniziava una azione giudiziaria nei confronti del Cdu e del Ppi. Lo stesso Sandri, però, nella sua nota, con un volo pindarico prospetta come questa azione abbia portato alla sentenza 25999/10 della Corte di Cassazione. Omettendo di dire come in effetti si sono svolti i giudizi ed i risultati delle sentenze di primo e secondo grado. Dopo aver dato inizio al giudizio, il signor Sandri, in quella compagine che si definiva Democrazia cristiana, fu destituito da segretario politico dal signor Pizza che a sua volta si definì segretario politico. Il giudizio fu continuato e vi fu anche l’intervento dei soci del 1993 a mezzo del loro rappresentante nazionale. Il Sandri, nel frattempo, fuoriuscito dal primitivo gruppo, dava vita ad un’altra sedicente Democrazia cristiana ed interveniva sempre nel giudizio contestando la legittimità del Pizza. Il giudizio si concludeva con il riconoscimento, da parte del giudice, di Pizza come segretario dell’originario raggruppamento, escludeva Sandri come avente titolo e statuiva che la Dc non era stata legittimamente sciolta e quindi il Cdu non era la prosecuzione della Dc. Tutte le parti proponevano appello, compreso il Sandri che continuava a contestare la legittimazione del Pizza ad essere segretario politico. La Corte di Appello, anche a seguito di copiosa documentazione depositata dall’associazione degli iscritti del 1993, con sentenza n. 1305/09 confermava che il Pizza rappresentava il segretario del primitivo gruppo e sanciva che Sandri non aveva titolo alcuno per rivendicare la carica di segretario, ma chiaramente indicava che né il Pizza né tantomeno il Sandri fossero la continuazione della Dc, la quale era ancora in vita essendo nulla la delibera fatta al Ppi nel 1994 per il cambio della denominazione essendo stata presa da organo (consiglio nazionale) non avente titolo. Ne discendeva che la rappresentanza del partito per la decadenza di tutti gli organi del partito a norma dello statuto, per il principio giuridico della rappresentazione organica era solo in capo agli iscritti del 1993, ultimo valido tesseramento effettuato dalla Democrazia cristiana. Tale sentenza era poi confermata dalla sentenza n. 25999/10 della Corte di Cassazione a sezioni unite.

Il congresso di Perugia del 2013 svolto da Sandri è da qualificarsi come il congresso di altra associazione, con altri tesserati, che non ha nulla a che vedere con la Democrazia cristiana. Ma vi è di più, non contento delle cause già perse, il Sandri nel 2006, in parallelo con le cause sopra descritte, promuoveva sempre come sedicente Democrazia cristiana altro giudizio contro il Cdu. Però, in barba al suo stesso appello oggi rivolto all’unità, teneva nascosto tale procedimento e non lo comunicava agli altri gruppi compreso agli unici veri aventi diritto, gli iscritti del 1993. Tale giudizio si concludeva con la sentenza del Tribunale di Roma n. 19113 nella quale era pronunciata una specifica inibitoria per il Sandri ed il suo gruppo all’uso del nome Democrazia cristiana ed all’uso del simbolo. Tale sentenza era confermata dalla Corte di Appello di Roma con sentenza n.11010/2016, e definitivamente dalla sentenza della Corte di Cassazione n.1874/2019».

«Allo stato – conclude il commissario Felice Spera – vi è per il Sandri ed il suo gruppo un insieme di fatti giuridici inappellabili che statuiscono che stessi non rappresentano la Democrazia cristiana e non possono usarne il nome né il simbolo. Ne consegue che tutti coloro che non si attengono a tali statuizioni della magistratura e continuano a fregiarsi impropriamente ed illegittimamente del nome della democrazia cristiana e del suo simbolo, così come, la divulgazione di notizie del gruppo Sandri come afferenti alla Democrazia cristiana, commettono illecito penalmente perseguibile. Se vi è uno sparuto gruppo che disturba il riavvio del partito della Democrazia cristiana, questo è da identificarsi proprio nel gruppo Sandri ed associati».

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