Mentre l’Italia cerca lentamente di ripartire dopo una disastrosa emergenza sanitaria che ci ha costretti a rimanere chiusi in casa per mesi, c’è un intero settore, al pari di quello sanitario, che non ha smesso mai di garantire i propri servizi. È Luigi D’Auria, General Manager di Trans Italia, a ripercorrere, è il caso di dirlo, la lunga e difficile strada che ha portato un’azienda leader nel campo Trasporti e Logistica come Trans Italia, percorsa attraverso questo complicato periodo, dopo un 2019 costellato di successi. Un tragitto che ha visto confermare la solidità di un’azienda salernitana di nascita ma che quotidianamente attraversa l’intero globo tra mille sfide, e che fa del suo reparto di Innovazione e Tecnologia il fiore all’occhiello, in vista di un mondo sempre più green ed ecosostenibile.
Questo 2020 è stato finora segnato dalla pandemia da Covid-19. Il settore della logistica e dei trasporti non si è mai fermato e ha dimostrato di saper rispondere alle esigenze della popolazione, seppur in un momento difficile per il Paese. Come ha vissuto il settore dei trasporti questo periodo?
“La nostra azienda, per tutto il periodo della fase emergenziale, non ha mai interrotto i suoi servizi di trasporto, sia terrestri che intermodali, marittimi o ferroviari, per tutta Europa. I nostri collaboratori hanno dovuto affrontare mille difficoltà tra disservizi autostradali e disinformazione, ponendosi in prima linea per servire il nostro Paese. Trans Italia ha posto in essere ogni iniziativa a supporto dei nostri collaboratori, con forniture di kit di protezione, un’informazione capillare e minuziosa, sempre con il fine di ridurre al minimo i rischi di contagio. Inoltre abbiamo attivato una polizza assistenziale in caso in cui qualche nostro collaboratore avesse contratto il virus”.
Una criticità come il coronavirus ha dapprima messo in difficoltà il settore dei trasporti, per poi rafforzarlo. Vale soprattutto per chi, come Trans Italia, punta sulla digitalizzazione dei trasporti. Come si può accelerare questo processo e quali potrebbero essere i supporti del governo su questo fronte?
“Oggi la digitalizzazione è un progetto fondamentale per lo sviluppo di ogni attività produttiva del Paese. Il volano di accelerazione è sicuramente la presenza di fondi dedicati, che dovrebbero essere accompagnati da una normativa che stravolga il sistema burocratico in vigore. Soltanto con il connubio di queste due misure si potrà arrivare a risultati accettabili. Diventa in ogni caso un percorso imprescindibile per la crescita del Paese e per lo sviluppo del sistema economico”.
Anche Trans Italia ha dovuto riorganizzare uffici, presenze a lavoro, ingressi in azienda e procedure di sicurezza a causa del coronavirus. Come ha vissuto l’azienda questo periodo?
“L’azienda, essendo molto sensibile su tematiche come la digitalizzazione e l’informatizzazione, ampiamente sviluppata grazie ad un avviato dipartimento IT (Innovation and Technologies), ha messo in atto proprio durante la pandemia, l’attività di smart working con risultati davvero eccellenti. Siamo riusciti a posizionare il 90% del nostro personale in smart working, in maniera alquanto immediata. Ritengo di essere molto orgoglioso per il grande gioco di squadra avvenuto con tutto il nostro team. Solo con questo connubio i risultati sono stati eccellenti, sia sotto l’aspetto economico che della riduzione del rischio contagio all’interno dell’azienda. Soprattutto siamo soddisfatti in quanto non abbiamo perso né in efficienza né in produttività, non essendoci mai fermati durante il periodo di pandemia”.
Diverse aziende del settore della logistica e dei trasporti hanno lamentato una scarsa attenzione da parte del governo verso tale settore. Cosa si sarebbe potuto fare di più?
“Certamente il settore meritava maggiore rispetto. Grazie al trasporto il Paese è riuscito a rimanere connesso e a garantire a tutta la collettività beni di prima necessità e di consumo. Ad oggi il settore ha ricevuto una marginale attenzione senza aver avuto a disposizione risorse economiche specifiche conseguenti all’emergenza. E’ normale essere un po’ delusi dalla mancanza di interventi specifici. Il governo però ha compreso il grande ruolo del mondo della logistica e dei trasporti, settore strategico per lo sviluppo e la crescita di un Paese come l’Italia, penalizzata dalla morfologia del territorio e la lontananza dai mercati di riferimento. Interventi come una decontribuzione del costo del lavoro, soprattutto per quelle imprese che non hanno aderito agli ammortizzatori sociali, l’istituzione di termine legale di pagamento per le spese di trasporto, un maggiore supporto al credito soprattutto per le aziende della logistica e del trasporto e l’erogazione di un tributo a fondo perduto per il settore dei trasporti sarebbero stati molto ben visti. E’ vero che le aziende non si sono mai fermate e hanno continuato ad esprimere e ad offrire i loro servizi, ma abbiamo avuto anche molti costi indiretti, tutti rimasti a nostro carico”.
Trans Italia conta ad oggi circa 400 dipendenti, tutti a tempo indeterminato, ed un fatturato in costante crescita. Quali sono le sfide future a cui sarà chiamata l’azienda?
“Continuare ad investire su politiche green e in particolare intercettare tutte quelle partnership con operatori del calibro del gruppo Grimaldi: queste le chiavi del successo dell’azienda. Le sfide del futuro saranno dettate dalla capacità di leggere in anticipo i cambiamenti di un mercato sempre più globale e dinamico e la ricerca di efficienze ed innovazione. I consumatori sono sempre più esigenti e rapidi nelle loro scelte per soddisfare i loro bisogni. Dovremo essere più flessibili e capaci di adottare politiche efficienti ed ecosostenibili. Con questi fondamentali ritengo che Trans Italia sicuramente potrà avere una visione di crescita e continuare a conquistare quote di mercato anche nel futuro”.
Trans Italia ha sempre avuto un rapporto di grande rispetto con l’ambiente, puntando su innovazione ed ecosostenibilità. Obiettivo di questo nuovo anno è l’implementazione di nuovi veicoli elettrici e ad idrogeno, con la chiara intenzione di guardare ad obiettivi futuri come quello ambizioso del trasporto ad emissione zero. Quali sono gli altri progetti su questo ambito?
“La nostra cultura d’impresa è stata sempre quella di innovazione di una visione di diversificazione. Da oltre 25 anni abbiamo attivato modalità intermodali, short sea e ferroviarie. Veniamo da un’esperienza proficua dell’utilizzo di veicoli all’LNG (gas naturale), e seguiamo con attenzione e sensibilità lo sviluppo delle nuove commodity come elettrico e idrogeno. Il nostro programma di sviluppo per i prossimi 3 anni prevede l’obiettivo di costituire una flotta terrestre che utilizzi combustibili alternativi al diesel. In questo modo per raggiungere un unico trasporto green ad impatto ambientale pari a zero”.
In riferimento al settore rail, quale tipo di futuro si intravede per lo sviluppo dell’intermodalità ferroviaria? Pur essendo in secondo piano per scelte aziendali rispetto all’intermodalità marittima, potrebbe essere un vettore interessato da maggiore sviluppo in quanto legato a movimenti di prossimità.
“Il trasporto ferroviario in Italia è da sempre stato penalizzato dalle barriere naturali del nostro territorio, enfatizzato da residuari investimenti infrastrutturali messi in campo dal nostro Paese. Negli ultimi anni il processo d’investimenti e d’ampliamento delle infrastrutture e della rete ha fatto recuperare parte del gap negativo. La strada è ancora lunga. La nostra missione, soprattutto la nostra ambizione, è di sviluppare una maggiore simbiosi di multimodalità ovvero l’utilizzo di diverse modalità intermodali, quindi mare più ferrovia, durante un ciclo di trasporto tramite l’utilizzo di Trailer P400. Giusto per rendere un’idea, oggi siamo in grado di gestire flussi dal Nord Europa fino a Venezia, via rail, per poi utilizzare la modalità marittima per destinazione come la Sicilia, Sud Italia, Grecia e paesi dell’Est utilizzando una triplice modalità: strada, treno, nave. In questa ottica pensiamo che questa interazione sarà una strategia di maggior sviluppo della nostra azienda”.
Il concetto di intermodalità, il coinvolgimento di pochi uomini e dei soli mezzi non accompagnati, è diventato ancora più importante in questo ultimo periodo. Come è possibile implementare il ricorso all’intermodalità e cosa occorre dal punto di vista infrastrutturale? Magari servirebbe anche un adeguamento del sistema normativo per un migliore utilizzo dell’intermodalità. Quali potrebbero essere delle proposte adeguate?
“Servirebbe sicuramente un’armonizzazione della normativa vigente, dove ancora vi sono delle difformità dalla normativa italiana a quella europea. Se consideriamo che l’intermodalità è l’anello di congiunzione di mercati internazionali, abbiamo bisogno che nella stessa misura ci sia una normativa che sia armonizzata da diversi stati membri. Sotto l’aspetto legislativo, sulle infrastrutture abbiamo ancora delle criticità di diversificazione delle reti ferroviarie. Non sempre nei paesi europei abbiamo le medesime condizioni della rete ferroviaria. Se analizziamo paesi come la Spagna rispetto al resto dell’Europa, oggi non è possibile far partire un servizio intermodale da Italia, Francia o Germania. Questo a causa di una differenza degli standard che la Spagna ancora non è riuscita a rispettare. Prima si risolverà questa criticità, anche grazie ad una regia europea e non con autonomie domestiche, prima ci sarà uno sviluppo ferroviario e della multimodalità”.