di Erika Noschese
Una tradizione che va avanti da cinque generazioni e che ora rischia di scomparire a causa dell’emergenza Coronavirus. I burattini sono, ancora oggi, tra gli spettacoli più attesi da grandi e piccini ma la famiglia Ferraiolo si trova ora ad un bivio: le troppe restrizioni rischiano di far crollare gli incassi e di dover sospendere tutto fino a settembre. Nel frattempo, Adriano Ferraiolo è pronto a ricominciare con i suoi spettacoli in piazza. E lo farà già da questo fine settimana, ad Eboli e Battipaglia dove il Comune, in entrambi i casi, ha concesso lo spazio gratuitamente.
Adriano, il suo è un settore particolarmente in crisi: il primo a bloccare tutto, l’ultimo a riprendere le attività. A che punto siamo? Ci sono novità?
«Novità non ne conosco molte. E’ stato in crisi il mio spettacolo e penso sarà ancora in crisi. Fortunatamente, siamo andati avanti grazie ai nostri fondi, con la speranza che presto si possa riaprire ma la vedo difficile. Tenteremo di iniziare ma dobbiamo vedere che incasso porta perché ci sono misure da rispettare: su 300 sedie possiamo far sedere solo 100 persone e allora diventa un po’ problematico. Adesso, alcuni Comuni ci danno l’area gratis ma altri vogliono essere pagati e allora mi chiedo, come si fa a pagare oltre mille euro, se non duemila per l’occupazione di suolo pubblico, pur sapendo che si tratta di uno spettacolo a carattere popolare? Il nostro, infatti, è uno spettacolo altamente culturale, uno dei pochi a sfondo pedagogico, che porta il bambino a lasciare tablet e videogiochi perché ci aspettano. Nonostante questo, non ci sono molte accortezze nei nostri riguardi».
Un protocollo abbastanza serio da seguire, bisogna segnare i nominativi dei partecipanti e conservarli per 15 giorni, mantenere il distanziamento sociale. Questo, crede possa portare ad un calo degli introiti?
«Questo è il punto. Portare dietro tante sedie comporta molto personale, le spese sono eccessive. Il posto a sedere non costa molto, un euro o 1.50 euro al massimo. Come si fa a sostenere tutte le spese? Diventa un problema enorme. Ad Eboli e Battipaglia proverò a fare degli spettacoli, anche per vedere l’incasso ma se non dovesse esserci una entrata economica tolgo di mezzo e se ne parla il prossimo anno. Pur avendo un’attività centenaria ed essere uno dei primi burattinai a livello mondiale, l’altro giorno ho sentito mio figlio dire “papà, sarà il caso di toglierci di mezzo” e questo mi ha fatto molto riflettere perché io credo che i miei figli debbano continuare, è la quinta generazione. Ma sono consapevole della delusione che nutre mio figlio, deluso dalle autorità e dalla burocrazia, non dal popolo che vuole il teatro dei burattini. Le persone, per strada, mi trattano come se salvassi l’economia di ogni città, muovo gente, i bambini vengono a divertirsi, insieme ai genitori. E a proposito di burocrazia: ho una pensione di 600 euro, se non avessi messo da parte qualche ora precedentemente, avendo una certa età, a quest’ora probabilmente sarei stato per strada a fare l’accattone perché con i 600 euro di pensione non ho diritto al bonus dello stato centrale».
Una categoria dimenticata, la sua…
«Ti lascia molto rancore. Io ho parlato con molta gente, con personalità di spicco ed onorevoli e tutti, indistintamente, mi hanno detto che di burattinai ce ne sono pochi, è una voce che non viene ascoltata. Allora, mi rivolgo a chi non vuole l’estinzione di questa attività, di questa storia. Noi avevamo i Podrecca, marionettisti di Milano e dopo la loro morte è morta anche la marionetta, cosa grave. Per anni, il Comune aveva sequestrato tutto il loro materiale, gli ex operai sono riusciti a riprendere solo le marionette e di tanto in tanto fanno qualche spettacolo. Io ho due figli, nipoti e abbiamo 30 Ferraiolo che vorrebbero continuare questa attività. Il governo dovrebbe muoversi: io potrei realizzare un museo di burattini, ho un teatro di burattini che ha oltre 100 anni, ho marionette, burattini del ‘700. Il Comune di Modena, ad esempio, ha messo a disposizione di una famiglia di burattinai un casolare per realizzare un museo e loro riescono a guadagnare grazie alle visite delle scolaresche. Alighiero Noschese mi diceva sempre di andare via dal meridione e credo sia davvero così». Ci sono Comuni che hanno messo a disposizione il suolo pubblico. Da Salerno invece? «Ieri ho parlato con il sindaco di Eboli e mi ha detto che mi offre lo spazio, gratuitamente, e la corrente elettrica; la stessa cosa anche a Battipaglia mentre a Salerno, mio nipote ha parlato con l’assessore anche se c’era qualcuno che ha tentato di mettere i bastoni tra le ruote ma, per fortuna, l’assessore ha detto che il teatrino a Salerno è istituzione e così ha avuto l’autorizzazione».
Intanto ci sono dipendenti che a fine mese aspettano lo stipendio, come giusto che sia…
«Non è facile, fino a quando ho soldi messi da parte posso andare avanti altrimenti mi toccherà auto invitarmi a casa di qualche amico, purtroppo». Teme che le famiglie possano essere titubanti nel portare i figli in piazza ad assistere al suo spettacolo? «No, penso che la gente ci sarà. Ad Eboli ho avuto modo di constatare che le persone attendono il nostro ritorno. Non sono sicuro degli incassi, a causa delle restrizioni per gli spazi ma sono certo che il pubblico ci sarà».