di Stefania Maffeo
Indicazioni certe per il futuro e sostegno economico: queste in sintesi le richieste del settore wedding italiano al Governo ed alle istituzioni per fronteggiare la crisi economica legata alla pandemia da coronavirus. Per un comparto che basa il proprio lavoro sulla necessità di programmare
con largo anticipo, l’attuale blocco e l’incertezza temporale stanno causando gravi danni economici che potrebbero diventare irreparabili. Infatti, tra le principali richieste dell’Associazione Wedding Industry italiana – un gruppo trasversale e spontaneo che sta raggruppando decine tra wedding planner, catering e altri operatori – vi sono indicazioni e tempi certi per la futura ripresa dei matrimoni e degli eventi in Italia, sospensione delle cartelle esattoriali e dei tributi per il 2020, accesso a finanziamenti a fondo perduto per le aziende ed indennità per i lavoratori autonomi.
L’appello, che intende richiamare l’attenzione del Governo sugli effetti devastanti derivati dalla chiusura delle attività a causa del Coronavirus e della non certa data di riavvio, stimata in ogni caso non prima del 2021, è stato anche condiviso on line con una petizione che ha già raccolto oltre 1.500 firme e il sostegno di molti nomi noti e autorevoli del settore. Il comitato, rappresentato da Serena Ranieri e Pasquale Mazzei, si rivolge alle istituzioni nazionali per accendere i riflettori su un settore che coinvolge migliaia di operatori, dai catering ai fioristi, dalle ville ai fotografi specializzati, dalle wedding planner ai service audio e luci, passando per DJ, musicisti, camerieri, parrucchiere, estetiste, tipografi, animatori e molti altri. Una vera e propria industria che, solo per quanto riguarda il settore dell’organizzazione di matrimoni per stranieri, conta oltre 50.000 aziende e almeno 70.000 famiglie che vivono di questo lavoro e che attualmente non sono neppure nominate in una Fase 3 di ripresa lavorativa.
Nello specifico, uno dei comparti che negli ultimi anni hanno visto un maggiore incremento e successo economico è quello del Destination Wedding, ovvero l’attività di organizzazione e coordinamento di un matrimonio (o di un evento privato) in Italia per cittadini stranieri non residenti. Questo comparto, strettamente connesso con il turismo, nel 2019 ha sviluppato in Italia un fatturato di 540 milioni di euro, in evidente crescita rispetto all’anno precedente (500 milioni di euro). Secondo uno studio del Centro Studi Turistici di Firenze, nel 2019 sono stati oltre 9.200 i matrimoni di stranieri in Italia (con una spesa media di 55mila euro per matrimonio), un fenomeno che ha generato oltre 473mila arrivi e oltre 1,5 milioni di presenze.
In questo settore prestano il loro servizio migliaia di piccole e medie aziende, tra cui oltre 8.500 location (hotel, ville, ristoranti), 2.000 catering, 8.000 studi fotografici, 2.500 floral designer, 6.500 gruppi musicali, 3.500 agenzie di wedding planners, per non parlare di tutto l’indotto. Ognuno di questi operatori ha basato la propria vita e la sussistenza della propria famiglia su un lavoro stimato in crescita prima dell’attuale emergenza, e quindi con sempre più investimenti. Sono migliaia infatti i corsi professionali attivati in Italia per formare operatori specializzati. E’ quindi fondamentale che questo importante settore del turismo, che è una delle principali leve dell’economia italiana, riceva da parte del Governo indicazioni e tempi certi per consentire, nel rispetto delle regole e delle normative che saranno in vigore, la possibilità di calendarizzare di nuovo gli eventi e riprendere il lavoro. Se il settore si dovesse fermare, il suo riavvio sarebbe molto più costoso dell’attuazione di queste misure e comporterebbe in ogni caso la chiusura di tante piccole imprese del settore turistico/ricettivo.
Queste nel dettaglio le richieste avanzate dagli operatori:
1) Immediata sospensione delle cartelle esattoriali per il 2020. La ripresa del pagamento di tali cartelle avverrà non prima di gennaio 2022;
2) Annullamento di tutti i tributi e adempimenti inerenti all’anno 2020;
3) Immediata garanzia dello Stato per accesso ad un Finanziamento a fondo perduto per le aziende operanti nel settore, con un tetto massimo del 25% e comunque non superiore a 25.000 euro. Tali fondi copriranno in parte le utenze, i dipendenti, gli affitti dei locali e le spese fisse;
4) Per i lavoratori autonomi introduzione di una indennità con tetto da definire;
5) Garanzia di una ripresa lavorativa in Fase 2 o al massimo in Fase 3 finalizzata al coordinamento e all’organizzazione degli eventi 2021, la possibilità di accedere in ogni regione d’Italia ai propri uffici (fatto salvo sempre il rispetto delle nuove regole di distanziamento e sanitarie) garantendo così la ripresa normale delle attività di coordinamento;
6) Apertura di un fondo perduto per la restituzione delle caparre e degli acconti finora versati inerenti a eventi 2020 annullati e non posticipabili.
Link alla petizione on line: