Stipsi e diarrea: conoscere, prevenire e curare i disturbi.
Con questa rubrica cercheremo di descrivere come conoscere il proprio Colon e come fare prevenzione e cura, osservare i disturbi di motilità e le patologie del Colon e Retto. Dopo 20 anni di studio e di esperienza, tenterò di essere comprensibile in un linguaggio semplice e diretto.
Parliamo di una porzione dell’organo dell’intestino da conoscere bene per comprendere come e quando agire per noi stessi e il nostro benessere psico-fisico e sociale. Di solito pensiamo che colon e retto siano solo sede di gravi patologie, o per lo più, che siano impiegati solo alla cruciale funzione di escretori delle parti di “scarto” del cibo, che ingeriamo ogni giorno e che per nostro equilibrio psicofisico “devono” essere eliminate “quando vogliamo e non quando possiamo”. Trascuriamo o banalizziamo senza accorgerci di alcuni livelli di infiammazione iniziale, prima che diventi cronica. Supponiamo di non aver mai sofferto di patologia emorroidaria, poiché non ne abbiamo mai notato l’escrescenza in regione anale, ma quando avviene, mostra un grado di patologia già cronico ( IV grado). Oggi cercheremo di conoscere meglio il colon e il retto per prevenire e curare i principali disturbi infiammatori e le sue conseguenze. Spiegheremo come è costituito questo organo e perché può indurre a stipsi sin dalla giovane età . Vale bene definire la parola stipsi. Per stipsi (o stitichezza) si intende un numero ridotto di evacuazioni o la difficoltà ad espellere le feci. Quindi è una classificazione di un intervallo di funzioni giornaliere che giornaliere non sono. Correttamente si valuta stipsi quando questo intervallo si verifica con circa 48h ore o 72h da ultima volta che si è evacuato ( 1 o 2 volte a settimana) . Diversamente si classifica un alvo tendenzialmente stiptico quando un paziente talvolta e non sempre per uno o due giorni massimo non riesce ad evacuare, ma solitamente non incontra problemi. Come accade la stipsi o diarrea? Bisogna cominciare a comprendere che l’ultima parte dell’intestino, come il resto dell’organo, ha principalmente particolari funzioni metaboliche. Infatti dall’intestino cieco che è la prima porzione dell’intestino crasso, il cibo arriva al colon ormai quasi completamente digerito ed è qui che si completa il processo di assorbimento delle sostanze nutritive affinché passino nel sangue. Il colon ha innanzitutto il compito di assimilare i nutrienti restanti e l’acqua, e di “passare” lo scarto, ovvero, le nostre feci al retto, affinché possano essere espulse. Ma come avviene quest’operazione? Quando siamo in salute, parte di cibo predigerito viene spostato dall’intestino tenue al colon in modo che le diverse parti di quest’ultimo, attraverso movimenti involontari alternati di contrazione e distensione (movimenti peristaltici), permettano il passaggio delle sostanze di scarto nel retto che da qui vengono espulse. Tali movimenti sono definiti peristalsi e funzioni dell’alvo. Poiché la funzione principale dell’intestino crasso (colon) è quella di riassorbire l’acqua presente al suo interno, un rallentato transito del cibo digerito lungo il colon determina un maggior riassorbimento d’acqua con indurimento delle feci e di conseguenza minor numero di evacuazioni, cioè stitichezza. Se trascorrono più di 2-3 giorni senza defecare, il contenuto intestinale può indurirsi al punto che una persona non solo ha difficoltà ma ha anche dolore all’espulsione del materiale fecale. Può essere considerata stipsi anche il forte sforzo necessario ad evacuare nonché la sensazione di svuotamento incompleto del retto (tenesmo). Anche se può essere estremamente fastidiosa, la stitichezza di per sé non è un problema serio. Comunque, se essa si manifesta improvvisamente, può essere il campanello di allarme e l’unico sintomo di un problema importante quale il cancro del colon-retto.
La stipsi nel tempo può essere all’origine di complicanze come le emorroidi (dovute a sforzo eccessivo) o a ragadi (dovute al passaggio di feci dure che stirano gli sfinteri anali). Ambedue queste situazioni causano sanguinamento anale con emissione di sangue rosso vivo che tinge le feci. Dunque per noi l’espulsione delle feci è determinante per la valutazione di un’alterazione dell’alvo, ossia unica valutazione obiettiva per capire un nostro stato di malessere o morbosità. Prevenire e farlo bene, in questo caso, significa anticipare questo momento di obiettività. Seguire bene il proprio colon e giungere in tempi adeguati per terapia è possibile solo dietro opportuni consulti con specialisti in campagne di prevenzione o intenzionalmente, già se si notano piccole o trascurabili (per il paziente) sintomatologie. Questo accade solitamente per alcuni stati di infiammazione del colon retto: coliti, diverticolosi, stati di gonfiore dell’addome spesso ingiustificati, e delle sindromi emorroidarie anche se di minore entità. Diventa dunque cruciale e fondamentale per noi questa funzione fisiologica cioè le abitudini dell’alvo.
Patologie infiammatorie del colon e microbiota.
Le varie patologie infiammatorie saranno argomenti di un nuovo paragrafo che affronteremo nei prossimi articoli. In questa valutazione in breve analizzeremo, in linee generali, quali possono essere gli elementi microbiologici che sono preposti al corretto funzionamento dell’organo e che possono alterarsi e farne conseguire lo stato infiammatorio. Entrando nel dettaglio, bisogna tener presente, innanzitutto, l’assorbimento e l’importanza di un’adeguata flora batterica, importante nella funzione peristaltica. Bisogna dire che quando il cibo è ancora nel colon, entrano in gioco i batteri cosiddetti “buoni”. La loro azione in un corretto equilibrio con quelli (cattivi) di fermentazione ne costituisce l’azione della microflora (microbiota), ne favorisce inoltre la peristalsi e la scissione delle sostanze nutritive, in componenti sempre più piccole. Tutto questo accade mentre lo strato più interno della mucosa (l’epitelio) ne assorbe l’acqua e le sostanze nutritive utili. Residua una sorta di scarto liquido che durante il suo passaggio deve compattarsi fino a trasformarsi in composti semi solidi (le feci), che vengono spinte verso il retto attraverso i movimenti di peristalsi e l’azione dei muscoli sfinteri anali. Inoltre tale operazione resa più agevole da una proporzionata escrezione di muco che viene prodotto dalla mucosa al fine di far scivolare via i nostri escrementi senza difficoltà, quando tale secrezione di muco è eccessiva bisogna già valutare presenza di infiammazione della mucosa. Il retto lo potremmo definire come il luogo di raccolta delle feci ma anche la porta della nostra conoscenza dello stato fisico. La stipsi e la diarrea è uno stato che è conseguenziale ad alterazione di equilibrio di almento una delle componenti descritte, sia per la motilità e sia per la fisiologia e il metabolismo dei tessuti o degli organi, delle sue mucose o dei vasi. Tutto ciò che è stato descritto sia per motilità e sia per condizione fisiologica può essere suscettibile a cambiamenti morfologici imposti da diverse patologie infiammatorie o dai 40 anni in poi da patologie neoplastiche. Soffrire di stipsi o di diarrea si è visto quindi che ha una incidenza ed impone assolutamente una valutazione anche se di prevenzione con il proctologo o colonproctologo che studia le problematiche della motilità, poiché “l’alterazione dell’alvo” è la principale manifestazione di tutti i disturbi del colon, e spesso non sono semplici disturbi. Si valutano molteplici cause e conseguenze di morbosità infiammatorie e non solo della principale patologia del nostro secolo, per la quale è assolutamente indispensabile attivarsi in corretta prevenzione. In giovane età l’alterazione della motilità intestinale va di pari passo con 1) l’involuzione delle abitudini socio alimentari e lavorative; 2) alterazioni della microflora (disbiosi intestinale); 3) disturbi vascolari emorroidari ; 4) patologie del metabolismo; 5)lunga assunzione di determinati farmaci per altre patologie. Fondamentale si pone anche l’aspetto emotivo, ansiogeno e psicosomatico di un soggetto che è affetto da tali condizioni, per cui affronteremo anche la valutazione in chiave psicosomatica – fisiologica. Questo è un elemento che non deve e non andrà assolutamente trascurato nella nostra rubrica. Analizzare, infatti, le ragioni dei disturbi funzionali di un organo come il nostro intestino, impone anche l’analisi di motivazioni emotive e sensoriali per un sistema nervoso periferico molto suscettibile ad alterazioni , le stesse che contribuiranno ad accelerare o inibire le funzioni peristaltiche che abbiamo inizialmente spiegato . Dai 40 anni di età non dimentichiamo mai di rivolgerci al medico per seguire corretti consigli anche di prevenzione poiché, oltre ai tanti aspetti microbiologici e metabolici, neuologici e psicoemotivi di alterazioni del corretto funzionamento della peristalsi , la funzione di buona motilità del nostro Colon retto va ben analizzata al fine di escludere patologie morfo funzionali o addirittura neolplastiche in età adulta. Iniziamo dunque ad abolire il fai da te da internet e l’autoprescrizione ed adozione di ingiustificabili tisane o di sostanze lassative o alle erbe, oppure, in caso di diarrea, di inibitori della peristalsi o di strategiche ed improprie correzioni della dieta senza ausilio di un nutrizionista; sin dalla giovane età parliamo, confrontiamoci con il medico o con lo specialista e cerchiamo di capire cosa ci crea tali disturbi.
Facciamo insomma prevenzione, in modo da conoscerci meglio, permettendoci di gestire i nostri disturbi o addirittura anticipare una terapia opportuna, anziché praticarne una in tempi oramai cronici di una sofferenza. La prevenzione va fatta, spesso per vivere con una migliore qualità di vita e con meno calvari. Prevenire bene, per vivere bene.
a cura del Dott. Carmelo Pellegrino.
Proctologo e Pelviperineologo presso:
CMM Diagnostica, via XXV Luglio 160, 089462434 Cava de Tirreni. Centro D’Arena ( Centro di analisi e medicina specialistica, strada Garibaldi ,25 C/F 097479861) Vallo della Lucania
Fonte Il Faro del benessere