L’essenza del Natale è nell’attesa. L’attesa è il profumo di tutte le feste, ma il Natale rinnova una Nascita, ed è una festa “semplice”, luminosa. Lo ricordano i Segni Distintivi i musici-poliziotti, Fabio Sgrò (romano, ma in servizio a Milano) bassista e Angelo Forni (salernitano ma in servizio a Napoli), chitarrista e voce della formazione che, a distanza di un anno dal loro esordio discografico, “Verso un porto migliore”, comprendente “La pagella”, tributo al quattordicenne del Mali di cui non abbiamo conosciuto il volto, né il nome, ma solo la speranza di una nuova vita cucita addosso, sotto forma di una pagella della scuola che, in patria non avrebbe potuto più frequentare, lanciano oggi, il loro nuovo singolo “Era la Notte di Natale”.
E’ questa una melodia semplice, un vero e proprio racconto autobiografico, narrato anche per immagini, evocante i due musicisti bambini, in un nostalgico flashback, accanto al fuoco, ricordando quella “piacevole impazienza che avevo, quando, poi, terminava la cena e allora di corsa a casa, anche se il sonno non c’era….”. Una canzone che è divenuta la colonna sonora del settimo concorso letterario nazionale “…e adesso raccontami Natale” promosso dall’Associazione “Costadamalfiper….”, nell’ambito della XV edizione di …incostieraamalfitana.it Festa del Libro in Mediterraneo diretta da Alfonso Bottone, che vedrà la partecipazione del duo alla serata di premiazione che si terrà a Cetara agli inizi del nuovo anno.
In questo periodo di vacatio, in questi giorni di non lavoro, in cui il tempo storico si arresta, determinando quella frattura dei vari livelli separati quotidianamente, per cui il passato convive con il presente e s’instaura quella dimensione di ritorno all’initium mundi, di meraviglia, di nascita e Ri-nascita, i Segni Distintivi, si ritrovano bambini (ma l’artista rimarrà per sempre tale) riscoprendo e “cantando” la physis e l’initium, quel movimento primordiale, senza fine ricorrente dell’Uomo. E’ il Natale, raccontato dai Segni Distintivi, la Notte misteriosa, in cui il chiaro e l’oscuro, l’iniziatico e il razionale si sfiorano, s’intendono, evocando il passato e schiudendo la loro segreta “quinta sonora” al futuro. E nel dire le cose, nel dire il silenzio presente nei suoni delle cose, la parola nel suo domandare deve riaccendere la meraviglia. Meraviglia che non è solo incanto o superamento estatico della ragione, ma è e continua ad essere riflessione: la riflessione del cogito che prova insieme l’angoscia del silenzio e la gioia della parola nel suono di ciò che ci circonda.
Il messaggio è cominciare a “servire” le cose, in nome non della loro forma, della loro “bellezza”, ma della loro interiore verità”, costruendo, tutti insieme, “un mondo migliore”, con nuova meraviglia, se si vorrà, tornare a levare la nostra lampada e far di nuovo Luce.