Un sostegno economico per sopravvivere allo stop forzato: è questa in sintesi la richiesta che i venditori ambulanti avanzano al governo centrale. Un gruppo whatsapp ed un tam tam mediatico per far valere i diritti di una categoria da sempre denigrata, quasi lasciata ai margini di una società che sembra voler calpestare la sua stessa tradizione. “Ambulanti, alziamo la voce”: è il gruppo di protesta nato per chiedere l’intervento del governo nazionale e delle istituzioni in una delle fasi più delicate, soprattutto per il mondo del lavoro. L’emergenza Coronavirus sembra aver messo in crisi quasi tutti i settori lavorativi: tra questi spicca sicuramente quello degli ambulanti che, ancora una volta, si ritrova a fare i conti con la totale assenza delle istituzioni. Una protesta che nasce da lontano ma tocca ogni parte d’Italia, Salerno compresa. E ci sono Aniello, Vincenzo, salernitani doc che chiedono solo di poter sopravvivere a questa crisi. Così, il loro grido d’allarme potrebbe presto arrivare al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte. A raccogliere le loro istanze in una lettera indirizzata al governo, alle Regioni, alle Province e ai Comuni l’avvocato salernitano Angela Marciano, figlia di ambulanti di Agropoli. E forse proprio per le sue origini che riesce a comprendere davvero le difficoltà di questa categoria che, ancora oggi, fatica a farsi spazio. Cosa chiedono? Di poter lavorare, onestamente. Tutti, infatti, sono dotati di licenza ma proprio nel periodo di massimo lavoro, per loro, sono state annullate feste di paese, celebrazioni, sagre. Insomma, tutto ciò che avrebbe permesso loro di sopravvivere in questi mesi. “Richiamate alla mente i colori dei banchi pieni di caramelle, le grida dei bimbi felici che tirano i genitori vicino a quel gioco di cui si sono innamorati, la timidezza dei ragazzi che per far colpo si improvvisano cecchini professionisti vicino ai tirassegno. Richiamate alla mente, e al palato se volete, lo zucchero filato che si appiccica alle dita, e la cena fatta dal paninaro sotto quelle luci colorate che per pochi giorni illuminano le strade della nostra città – si legge nella lettera firmata dall’avvocato Marciano – Si potrebbero passare intere ore a descrivere quel mestiere che da generazioni caratterizza intere famiglie. Il mestiere che fa parte della storia e delle tradizioni di ogni paese. Il grido d’allarme parte oggi proprio da coloro i quali che, con quei banchi pieni di luci e colori permettono alla nostra cultura e alle nostre tradizioni di vivere nel tempo, rendendola magica e memorabile”. Ma i commercianti non sono solo questo. E’ difficile sintetizzare e descrivere in poche righe un mestiere che da generazioni caratterizza intere famiglie. Quelle famiglie in cui madri e padri d’estate trascinano i propri figli di paese in paese per il periodo più bello per tutti, ma non per noi. Così, ancora una volta, i social sono stati un valido alleato: è nata, infatti, una chat che raggruppa centinaia di commercianti ambulanti stagionali, senza distinzione di regione di appartenenza da nord a sud dell’Italia che chiedono l’attenzione delle istituzioni nazionali, regionali e comunali. “Si siamo proprio noi che questa estate non ci saremo nelle strade dei vostri paesi, ad invocare il vostro sostegno, a non lasciarci soli – hanno dichiarato gli ambulanti – Vogliamo che lo Stato capisca che per noi la riapertura ad agosto o settembre è paradossalmente inutile”. Tra le richieste avanzate sostegni economici congrui non solo per il periodo di chiusura imposta dal governo ma “anche per quei freddi mesi d’inverno durante i quali saremo costretti a rimanere a casa – si legge ancora nella lettera dell’avvocato – Un sostegno economico per quei mesi invernali che quest’anno saranno ancora più difficili da affrontare a causa di una mancata estate lavorativa, unica linfa vitale per noi commercianti ambulanti stagionali”. I venditori ambulanti chiedono inoltre il riconoscimento della sospensione dei pagamenti Inps, Iva e Irpef, sino alla primavera del 2021, una sospensione che riguardi anche le tasse assicurative “di quei mezzi che rimangono chiusi davanti alle nostre porte – si legge ancora – Vogliamo che per una volta ci venga riconosciuto che noi le tasse le paghiamo per 365 giorni, ma di fatto lavoriamo solo 180 giorni all’anno, è questo il momento per riconoscercelo aiutandoci con le sospensioni temporanee dei pagamenti e con contributi a fondo perduto per iniettarci quella forza per ricominciare in quella primavera del 2021 che sembra lontana una vita, ma che di fatti è, e sarà, il nostro ritorno. Oggi non possiamo essere chiamati a sacrificare ciò che abbiamo costruito e portato avanti da generazioni. Non possiamo essere abbandonati al nostro destino. Esigiamo che chi di dovere ci tuteli ed eviti che le nostre attività, le nostre famiglie si indebitino fino ad arrivare ad un punto di non ritorno”. E alla fine dicono: “Non siamo l’esercito delle partite Iva che da sempre alimenta le casse dello stato, che paga imposte pesanti e ad oggi non riesce ad attingere agli ammortizzatori sociali. Chiediamo di non essere trattati con superficialità e banalità: si attuino sin da subito strumenti di sostegno efficaci anche per noi imprese familiari e individuali, che oggi hanno un’unica prospettiva: indebitamento e chiusura definitiva – chiedono infine – Vi chiediamo, in uno sforzo comune, di non accompagnarci con la vostra indifferenza al nostro suicidio economico”.