Al via la Mostra di arte contemporanea denominata “Cromie del Cilento. L’albero, il mare, la maschera” del Maestro Giuseppe Acone presso la sede di Capaccio Capoluogo del Comune. L’esposizione, visitabile fino al 16 gennaio 2020 durante il regolare orario di apertura al pubblico degli uffici comunali, ha ricevuto il patrocinio del Comune di Capaccio Paestum ed il sostegno della Regione Campania.
All’inaugurazione erano presenti il Sindaco Franco Alfieri ed il consigliere delegato alla Cultura ed ai Beni Culturali Francesco Crispino, il critico d’arte Antonella Nigro. L’evento rientra in un progetto di esposizioni itineranti che l’Associazione Culturale “L’Ossimoro”, di cui il Maestro Acone è presidente, sta realizzando attraverso delle tappe in altri Comuni, tra cui anche Agropoli, dove nei prossimi mesi sarà allestita una nuova mostra negli spazi della cosiddetta “Fornace”. Pittore, regista, scrittore ed attore, Giuseppe Acone è titolare di un Laboratorio Artistico sito nel centro storico di Capaccio Capoluogo.
Ha realizzato numerose esposizioni personali e collettive, sia in ambito regionale che nazionale, ricevendo anche diversi premi. Lo stesso Acone evidenzia come i colori delle sue pitture abbiano una parentela piuttosto stretta con le tonalità naturali del Cilento. “Ciò mi pare si colga sia nei paesaggi che nelle maschere… nelle figure. Per quanto ci si allontani dalla nostra cultura territoriale, essa non mancherà di saltar fuori nelle nostre rappresentazioni artistiche. Volente o nolente. A quanto pare le radici non si (s)piegano”. “Una pittura semiastratta, colori brillanti, distorsione della figura, mescolanza di resa cromatica ed effetto materico, evidenziano l’interesse che Giuseppe Acone dimostra per la libera sperimentazione, l’anelito ad un’arte naturale, diretta, intuitiva opposta ad una tradizione imprigionata in canoni” afferma il critico d’arte Antonella Nigro, che definisce i dipinti come “animati da uno spirito ribelle impermeabile alle norme collettive, sociali ed estetiche. Tali lavori, liberi dalle influenze della tradizione artistica, presentano la potenza di un gesto creativo risolto in un neoespressionismo esasperato e materico, che non è interessato al mimetismo ma che trae ispirazione, forme, contenuti e tematiche dal profondo. L’artista è creatore quasi inconsapevole, che dipinge per trovare un luogo, l’opera d’arte, dove davvero sia possibile dire tutto e, in questo viaggio, costruisce e disorganizza lo spazio, dispone e accenna fisionomie cariche di pathos e spontaneità”.
Una produzione che va assolutamente ammirata per la forte dimensione spirituale che traspare: i paesaggi dell’artista hanno mari confusi con l’orizzonte, prati sposi a campi di grano sconfinati che per mirare e comprendere appieno, necessitano di una vista diversa, che nasce dopo l’abbandono di quella retinica. I suoi soggetti sono spesso pervasi da sottili e vivaci inquietudini, da silenzi palesati dalla mano sulla bocca, da paure e trepidazioni svelate dagli occhi grandi e sgranati sul mondo. I temi religiosi, comunque cari all’artista, posseggono una sincerità che li riporta al loro primigenio messaggio: l’amore indiscusso ed incondizionato. Un amore da riscoprire nelle festività anche attraverso l’arte contemporanea.
di Stefania Maffeo