“I salotti letterari – Il Bello dello Sport” è la rassegna letteraria che sarà inaugurata, sabato 27 aprile, alle ore 18:30, presso il Bar Macondo, situato in via Lungomare Trieste, 78 a Salerno.
Per l’occasione sarà presentato il libro “Cuore di cobra. Confessioni di un ciclista pericoloso” scritto da Riccardo Riccò con la collaborazione del giornalista sportivo Dario Ricci (giornalista di Radio 24 – Il sole 24 ore).
La rassegna nasce come idea per preparare al meglio il “Terzo Premio Il Bello dello Sport” con l’intendo di provare ad approfondire tematiche inerenti allo sport, attraverso testimonianze, ricordi e storie scritte e raccontate da chi lo sport lo pratica e lo vive tutti i giorni.
Nella fattispecie si parlerà di ciclismo che è sempre stato sudore e fatica e della sopravvenuta necessità di poter avere medie sempre più alte, salite più dure, percorsi sterrati, tutto a vantaggio degli sponsor e delle reti televisive.
Ma la domanda è sempre la stessa: “Come raggiungere il traguardo senza un aiutino?”
Non si arriva primi solo col doping, ma senza è inutile partire: è questa la verità nascosta dello sport del pedale, che nel libro “Cuore di cobra. Confessioni di un ciclista pericoloso”, dove Riccardo Riccò da Formigine, detto il Cobra, per la zampata che infliggeva agli avversari alzandosi sui pedali in salita, ci racconta.
Un grande campione mancato, un rimpianto per il ciclismo nazionale. A differenza degli altri, ha sbagliato tempi e modi della “cura”.
Due tappe e un secondo posto al Giro d’Italia 2008, dietro Contador. Due traguardi anche al Tour, poi la positività all’Epo lo ha estromesso dalla corsa francese e la recidività per un’autoemotrasfusione gli è costata dodici anni di squalifica, fino al 2024. La bici è andata. Ora manda avanti una gelateria a Tenerife.
Doparsi non basta, però senza la “cura” non si vince. È questo il paradosso del “gruppo”, di cui nessuno fiata ma che tutti conoscono, tecnici, medici, stampa, appassionati. E le televisioni, che prevedono gli arrivi alle 17.30, minuto più minuto meno (dimenticando che i ciclisti non sono computer), perché a quell’ora li contemplano i contratti con gli sponsor.
Pensate che si possano fare 200 km in media al giorno per tre settimane solo a pastasciutta e bistecche? Benvenuti nel paese dei sogni e nel mondo ipocrita del ciclismo: non vedo, non sento, non parlo, ma se uno della carovana è pizzicato, allora dagli al dopato, come se gli altri invece…
Davvero pensate che su due ruote si possa sfidare caldo e vento, gelo e pioggia, mandando giù borracce d’acqua, panini, soluzioni di sali minerali, barrette di gel e basta?
L’ex ciclista ci racconterà tutti i retroscena e tutto quanto accade prima, durante e dopo una corsa a tappe nel “Salotto letterario” aspettando il Premio Il Bello dello Sport”.
La Redazione